Sono ormai mesi che è stato lanciato l’allarme siccità al Sud, in particolare in quelle regioni storicamente vocate alla coltivazione di grano duro e messe in ginocchio della carenza di precipitazioni e di disponibilità di acqua. Parliamo principalmente di Sicilia, Puglia e Basilicata, zone da cui si susseguono senza sosta notizie e testimonianze di agricoltori in ginocchio che fanno dubitare di un futuro roseo per il grano duro al Sud.
La situazione in Sicilia
Sulle nostre pagine abbiamo riportato il racconto di Mario Dilena (leggi l’articolo), cerealicoltore della provincia di Caltanissetta, che quest’anno registra almeno un -75% nelle rese di granella. Lo dimostrano le foto dei suoi campi, dove si può osservare addirittura il terreno nudo, con piante che non hanno accestito, e spighe particolarmente povere di cariossidi. Tanti, però, sono quelli che nella regione hanno preferito non trebbiare per evitare almeno di incrementare le perdite con i costi delle operazioni di raccolta.
Dalla Sicilia arriva anche l’allarme di Slow Food che mette in guardia di fronte al pericolo di abbandono delle terre coltivate a grano duro. Il rischio è che gli agricoltori, presi dalle difficoltà economiche per il scarsissimo (se non mancato) raccolto, accettino le offerte di multinazionali del settore energetico disposte a ricoprire le terre con pannelli fotovoltaici, in luogo di azioni di recupero di terre a rischio desertificazione e di un settore produttivo in bilico.
Serena Milano, direttrice di Slow Food Italia denuncia: «Se le politiche energetiche fossero integrate a quelle agricole e a quelle culturali, sociali, economiche, non si sarebbe mai arrivati a questa competizione drammatica e paradossale fra agricoltura e ambiente. Se la politica avesse una visione del futuro, lavorerebbe per sostenere le aziende in questa fase critica; per ripristinare la fertilità del suolo in una regione che ha più del 50% dei terreni a rischio desertificazione; per tutelare la bellezza del paesaggio; per sostenere chi decide di restare e frenare la costante emorragia di giovani. La Sicilia, ma anche l’Italia tutta, deve scegliere se andare verso una produzione diffusa, sostenibile e locale o verso monopoli privati e una dipendenza sempre maggiore dall’importazione estera».
Basilicata senza acqua
Il Mattino di Puglia e Basilicata denuncia che, in una sola settimana, gli invasi della Basilicata sono calati di oltre 20 milioni di metri cubi di acqua, con un deficit superiore rispetto allo scorso anno di 193 milioni. Le principali dighe lucane oggi contengono 296 milioni di metri cubi di acqua, circa il 40% in meno rispetto al valore di 12 mesi fa. Le associazioni di categoria lanciano l’allarme per l’intero settore agricolo, dalla cerealicoltura, agli allevamenti, all’ortofrutta.
Coldiretti ha dichiarato: «E’ drammatica la situazione nei campi e negli allevamenti della Basilicata per via della siccità. La mancanza di pioggia e le carenze delle infrastrutture idriche sta facendo strage di coltivazioni e di animali, con i raccolti praticamente azzerati. (…) Molti coltivatori hanno preso la sofferta decisione di non trebbiare perché si sarebbero generati solo costi aggiuntivi. In provincia di Potenza i danni alle coltivazioni di cereali, a partire dal grano, arrivano fino al 90%, così come per le foraggere e le leguminose. (…) Quanto alla zona materana, l’eccezionale siccità ha gravemente compromesso le produzioni di grano e foraggi, con conseguente grave danno agli allevamenti».
A Foggia c’è grano e grano
Situazione non positiva neanche in Puglia, in particolare nella zona di Foggia. Il nostro Fernando Di Chio ha fatto una analisi molto interessante sulle nostre pagine (leggi l’articolo), illustrando una situazione più rosea nelle zone del Nord Foggiano, quindi prevedendo un calo tra il 20 e 25% della produzione a livello complessivo regionale.
CREA e Coldiretti Puglia, invece, parlano di un calo previsto anche del 40% ma a fronte di una qualità ottima, con il 14% di proteine e un peso specifico di 85 kg/hl. Motivo per cui, l’associazione di categoria si dichiara non disposta ad accettare prezzi bassi per il grano Made in Italy. Vedremo come si muoverà il mercato, ma le prime quotazioni di Foggia non sono incoraggianti (leggi la nostra analisi dei mercati). Coldiretti Puglia denuncia nel settore «anni di disattenzione e abbandono che nell’ultimo decennio hanno portato alla scomparsa di 1 campo su 5, con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati, con effetti dirompenti sull’economia, sull’occupazione e sull’ambiente, dalla concorrenza sleale delle importazioni dall’estero, soprattutto da aree del pianeta che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale in vigore in Puglia ed in Italia».
Autore: Azzurra Giorgio
Fonti: www.slowfood.it, www.ilmattinoquotidiano.it, www.ansa.it, www.foggiatoday.it
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