Il clima che cambia: siccità e temperature elevate di questo inverno mettono a rischio le nostre coltivazioni, alterano i cicli vitali delle piante e preannunciano scarsità di acque irrigue per la prossima stagione calda. La neve scarseggia in diversi settori dell’arco alpino e su gran parte della dorsale appenninica: si fanno sempre più evidenti i segnali del cambiamento climatico verso cui servono strategie per una maggiore resilienza.
Ne parliamo con Graziano Brandoni che gestisce un’azienda agricola di 400 ettari coltivati a seminativi tra le provincie di Ancona e Macerata: circa la metà sono seminati a grano duro da riproduzione. «Siamo moltiplicatori di sementi», ci dice, «lavoriamo con la PSB nella quale partecipiamo all’azionariato e in cui esprimiamo Presidente e Amministratore Delegato».
Dal punto di vista agronomico, il cambiamento delle temperature e delle precipitazioni cosa ha comportato nella difesa della coltura?
«Il cambiamento climatico incide in maniera importante, lo abbiamo visto nell’ultima stagione: la piovosità nella stagione della fioritura, nel caso del grano duro, ha ridotto sostanzialmente la produttività. Il fenomeno si combatte con adattamenti del processo agronomico ma, soprattutto, a livello varietale. Dobbiamo individuare quelle genetiche che riescono meglio a sopportare questi cambiamenti».
Cosa è cambiato nelle strategie dirette di difesa?
«Le battaglie restano le stesse ma i cambiamenti climatici alzano l’asticella: dobbiamo essere molto attenti ai tempi, quindi alle finestre di intervento, e alla rotazione dei principi attivi. Questo rappresenta certamente un problema, in particolare in un quadro di restrizione progressiva delle molecole utilizzabili in campo».
Quali sono le problematiche di difesa più frequenti nel vostro territorio con il clima che cambia?
«Tra gli attacchi fungini prevalentemente septoria e fusarium, quindi il trattamento a spigatura è ormai una prassi consolidata da anni. In certi casi il clima è tale da dover anticipare un trattamento alla fase di levata, in particolare per la septoria».
E nello stoccaggio, cosa cambia a causa del clima?
«In realtà poco, per la nostra esperienza. Questo perché utilizziamo il silobag che, con l’atmosfera modificata, ha già di per sé un’azione protettiva contro i parassiti».
Si fanno sempre più evidenti i segnali del cambiamento climatico verso cui servono strategie per una maggiore resilienza: come si muove Graziano Brandoni.
Perché conviene ancora seminare grano?
«Siamo nelle Marche, territorio tradizionalmente vocato al grano duro: i prezzi dello scorso anno erano ancora remunerativi; certamente nella nostra regione il grano si inserisce nella rotazione».
Come si inseriscono i contributi comunitari?
«Il sostegno europeo ci serve per implementare le nostre strategie, ad esempio nell’acquisto delle attrezzature per lo stoccaggio per noi è stato utilizzato. Nelle Marche, poi, per il grano duro c’è anche il premio accoppiato che incrementa la PLV della coltura.
E’ importante, però, che i progetti per cui le aziende ricevono sostegni siano self standing: i soldi pubblici devono essere la ciliegina sulla torta e non dobbiamo perdere di vista gli obiettivi aziendali».
Autore: Azzurra Giorgio
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