estero
Home » IL GRANO ESTERO DANNEGGIA IL MERCATO CAMPANO (E NON SOLO)

IL GRANO ESTERO DANNEGGIA IL MERCATO CAMPANO (E NON SOLO)

Anche in Campania si sentono i dannni delle importazioni

Dopo aver chiarito i costi e i ricavi per un agricoltore che nel 2024 ha raccolto grano nel suo terreno, grazie all’aiuto del cereagricoltore Angioletto Meninno, la nostra analisi sul raccolto in Campania si sposta sul versante commerciale.

Le navi di grano dalla Turchia

«Molti commercianti pugliesi comprano grano estero, lo fanno passare attraverso i propri magazzini, lo nazionalizzano, che è una cosa regolare che possono fare, e lo portano ai mulini. Ma in questo modo tu bruci il mercato locale», racconta l’ammassatrice Giovanna La Penna. Già, perché il grano estero – che arriva soprattutto quest’anno da Turchia, Grecia e Kazakistan – “droga” la produzione interna appiattendo i prezzi e mettendo in difficoltà gli agricoltori e la filiera locale.

«Lei si immagini che noi due anni fa (nel 2022, ndr) abbiamo venduto il grano a 50 euro, oggi lo stiamo vendendo a 28. I costi non sono cambiati, ma siamo passati da 50 euro a 28, è troppo», si lamenta Meninno.

L’incognita delle prossime annate

Una problematica, quella dei prezzi, che sta scoraggiando numerosi agricoltori dal continuare a coltivare grano nelle prossime annate.

«Allora, io le dico che il 30% degli agricoltori dalle mie parti probabilmente hanno intenzione di lasciare il terreno vuoto, non coltivato, per le prossime annate», dichiara Meninno, «lasciando vuoto almeno mettono i terreni a riposo. Si prendono i titoli che hanno dalla domanda PAC e per loro va bene così. Perché non ci riescono più con le spese.

«Le faccio un esempio, prendiamo un’azienda media, che può fare circa 10 ettari, prende 6 mila euro di domanda Agea. E allora mi prendo le 6 mila euro e i terreni lasciano vuoti, che tanto se li coltivo c’è il rischio che io vada in perdita», conclude Meninno.

«Noi siamo cereagricoltori per la maggiore», spiega La Penna, «però diciamo che se a livello commerciale facciamo dieci come numero, cinque sono cereali e cinque sono diventati prodotti alternativi, come coriandolo, trifoglio o semi di rapa. In questo mercato occorre anche diversificare».

Leggi l’articolo precedente

Autore: Ivan Torneo

Puoi seguirci anche sui social, siamo su Facebook, Instagram Linkedin

Iscriviti alla nostra Newsletter e al servizio Whatsapp!

Cliccando "Accetto le condizioni" verrà conferito il consenso al trattamento dei dati di cui all’informativa privacy ex art. 13 GDPR.

Informativa sulla Privacy

Informativa sulla Privacy - WhatsApp

* Campo obbligatorio