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IL RISCHIO IN AGRICOLTURA

I rischi in agricoltura: quali sono e come farvi fronte

“Scelte gestionali e rischio in agricoltura”: questo il titolo della lectio magistralis che il professor Dario Frisio, ordinario di Economia Agraria all’Università degli Studi di Milano e presidente della Sezione Nord-Ovest dell’Accademia dei Georgofili, ha tenuto lo scorso 7 febbraio per l’inaugurazione del 164esimo anno accademico e culturale della Società Agraria di Lombardia (SAL).

Il rischio produttivo

Il rischio di produzione deriva dagli incerti processi naturali di crescita delle colture e del bestiame. Andamento climatico, malattie, parassiti e altri fattori influenzano sia la quantità che la qualità dei prodotti. La produzione potenziale non viene mai raggiunta, occorre ridurre lo Yield Gap e cercare di stabilizzarlo il più possibile.

A incidere sul rischio produttivo in agricoltura, intrinseco alla materia stessa, sono fattori sempre più emergenti. Tra questi, cambiamenti climatici, globalizzazione, che comporta la diffusione di nuovi parassiti ed epidemie, rallentamento nella crescita delle rese e limitazioni agli impieghi di tecnologie per il controllo di parassiti e infestanti.

I numeri lo confermano. Nei primi 25 anni di questo secolo (2000-2024) si sono registrati cali pari o superiori al 5% in dieci anni. Nei 40 anni finali dello scorso secolo (1960-1999) i cali hanno raggiunto o superato il 5% solo cinque volte.

Il rischio di mercato

Il rischio di mercato in agricoltura si riferisce all’incertezza sui prezzi che i produttori riceveranno o sui prezzi che devono pagare per i fattori di produzione. La natura del rischio di prezzo varia significativamente da prodotto a prodotto. Tra le variabili ci sono: durata del ciclo produttivo e flessibilità nelle scelte produttive, esistenza di forme contrattuali diverse, natura stessa del prodotto e grado di dipendenza esterna nell’impiego di input, come mangimi.

Anche in questo caso ci sono alcuni fattori emergenti che rendono questo rischio più concreto. Il più importante è rappresentato da improvvise ma ricorrenti variazioni nei prezzi dei prodotti agricoli. Le cause sono: globalizzazione dei mercati (ruolo di primo piano della Cina), andamenti climatici nelle varie parti del mondo, conflitti bellici, speculazioni finanziarie ed esistenza di “oligopoli” nel trading delle commodity e nel mercato dei fertilizzanti (potassio in particolare).

Tra i fattori rilevanti c’è anche l’aumento del peso della GDO (Grande Distribuzione Organizzata) e della domanda di prodotti certificati.

Il rischio istituzionale

Il rischio istituzionale in agricoltura deriva dalle incertezze relative alle azioni del governo. Le leggi fiscali, i regolamenti per l’uso dei prodotti chimici, le regole per lo smaltimento dei rifiuti animali e il livello dei pagamenti per il sostegno dei prezzi o del reddito sono esempi di decisioni governative che possono avere un impatto importante sull’azienda agricola.

Per farvi fronte alcune soluzioni potrebbero essere: diversificazione produttiva, delle attività, dei redditi o delle entrate; assicurazioni sul raccolto e sui prezzi di vendita; cooperazione e associazionismo. Su quest’ultimo punto il professor Frisio ha insistito molto, sottolineando la necessità di un associazionismo fra i produttori che promuova un più favorevole rapporto con il mercato.

Conclusioni

«Il capitale umano è la prima risorsa da coltivare per la gestione del rischio». Queste parole racchiudono tutto il senso della lectio magistralis. Per affrontare i rischi che l’agricoltura oggi porta con sé, ha concluso Frisio, è necessario fare tre cose.

Uno, sviluppare nuove forme di cooperazione tra le aziende agricole, coinvolgendo anche soggetti esterni. Due, rilanciare ed estendere le forme proprie dell’associazionismo e della cooperazione in direzione di una concentrazione dell’offerta di prodotti e di domanda di mezzi tecnici. Tre, progettare forme di gestione territoriale che oltrepassino i vincoli delle dimensioni delle singole aziende.

 

Autore: Rachele Callegari

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Rachele Callegari

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