Il futuro della cerealicoltura passa, sempre più chiaramente, da una parola chiave: qualità. È uno dei messaggi del convegno “Innovare per competere: coltiviamo i cereali del futuro”, organizzato da CIA Lombardia il 28 novembre 2025. Lo hanno sottolineato anche il Presidente di Cia Lombardia, Paolo Maccazzola, e il Presidente nazionale di Cia, Cristino Fini, che era presente al convegno: la qualità è non solo quella delle produzioni ma, in senso più ampio, quella del Made in Italy.
In occasione del convegno questa occasione, il tema della materia prima è stato affrontato dal punto di vista scientifico e industriale, con il contributo di attori della ricerca e dell’industria pastaria. In questa logica, il legame tra la terra e il prodotto finito si fa sempre più stretto, grazie alle competenze e alle tecniche innovative che sono ormai alla portata di agricoltori, molini e industria.
Qualità della pasta
Lo ha messo in evidenza anche Alessandra Marti del DeFENS – Università degli Studi di Milano: la qualità della pasta, in particolare, è il risultato diretto della qualità della semola che, a sua volta, dipende da parametri chimici, fisici e reologici della granella. Contenuto proteico, composizione di gliadine e glutenine, qualità del glutine, attività enzimatica e proprietà viscoelastiche dell’impasto sono oggi misurabili con strumenti sempre più precisi, che permettono di prevedere il comportamento della semola in lavorazione e in cottura. Se guardiamo agli indici che è possibile misurare, ad esempio, vi sono:
- Indichi chimici, come il contenuto in proteine e ceneri;
- Indici biochimici come il contenuto in gliadine, glutenine e amilasi;
- Indici fisici, come la granulometria e il contenuto in amido danneggiato;
- Indici reologici, come le proprietà di aggregazione e viscoelastiche, la resistenza alla deformazione e le proprietà termomeccaniche.
L’integrazione tra le diverse tecniche innovative, nonchè con i metodi tradizionali consente di avere una fotografia sempre più completa della materia prima, aprendo nuove prospettive per la selezione varietale e per il miglioramento delle tecniche agronomiche.
Qualità per l’industria e il consumatore
La voce del comparto industriale al convegno è quella di Riccardo Felicetti, amministratore delegato dell’omonimo pastificio, che in collegamento da remoto ha ricordato come la qualità non si possa improvvisare e non nasca solo in stabilimento, ma prenda forma già in campo. La scelta delle varietà, l’adattamento agli areali, la programmazione delle semine e la gestione condivisa degli standard sono diventati elementi strutturali di una nuova cultura produttiva. La qualità, oggi, non è più soltanto una caratteristica del prodotto finito, ma un valore che si costruisce lungo tutto il ciclo produttivo. In questo scenario, per i cerealicoltori si apre una fase nuova: produrre grano non significa più solo puntare sulla resa, ma sulla coerenza tra caratteristiche agronomiche e destinazione industriale.
In mano agli agricoltori e ai tecnici che collaborano con loro, le armi tecniche sono numerose: dalla concimazione alla difesa, ad esempio, si rivelano scelte chiave i nutrienti da impiegare (non solo l’azoto), le dosi, i periodi di intervento, i principi attivi nella lotta fungicida (abbiamo parlato qui di qualità e concimazione). È su questo equilibrio che si giocherà la competitività futura del comparto cerealicolo italiano.
Autore: Azzurra Giorgio
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