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LARGO AI GIOVANI

Il difficile accesso dei giovani all’agricoltura: il parere di Luigi Saviolo

Perché l’accesso ai giovani è così difficile nel nostro paese? Quali dati rappresentano la realtà e quali le motivazioni che li determinano? È necessario un cambio di passo, non tanto nella quantità di politiche dedicate, quanto nelle logiche su cui esse si fondano affinché l’accesso sia prolungato, costante e realistico per i giovani. Ne abbiamo parlato con Luigi Saviolo, Vice Presodente Nazionale di ANGA, l’associazione che riunisce i giovani di Confagricoltura.

Luigi Saviolo, qual è lo stato dell’accesso dei giovani in agricoltura? Quali dati rappresentano le complessità?

Il rapporto ISMEA sui giovani in agricoltura evidenzia dati molto chiari sul settore. Le aziende agricole condotte da giovani in Italia sono in calo, nonostante mantengano una più alta redditività e abbiano una dimensione media maggiore rispetto al resto delle imprese agricole nazionali. In particolare, secondo il Censimento 2020, l’Italia è tra i paesi UE con la minore quota di giovani agricoltori (9,3% contro il 18,2% della Francia e l’11,9% della media UE).

Tuttavia, le imprese giovanili agricole generano il 15% del valore economico del settore, nonostante rappresentino una minoranza. Il valore medio prodotto da un’impresa under 41 è di 82.500 euro, superiore alla media italiana, ma inferiore a quello francese e tedesco. Il valore per ettaro delle imprese giovanili italiane è invece molto alto, grazie alla specializzazione in colture ad alto valore aggiunto come ortofrutta e viticoltura.
Questi dati sono figli della migliore capacità dei giovani agricoltori di innovare, avviare economie di scala, utilizzare le tecnologie di agricoltura 4.0 ed avere una miglior risultato economico complessivo.

Si tratta di dati oggettivi che testimoniano l’alto impatto che un giovane agricoltore può avere sulla propria azienda, ma non descrivono le alte barriere all’ingresso presenti nel settore.
In primis il problema principale al ricambio generazionale è determinato dalla quantità di capitale necessaria per attivare la maggior parte delle aziende agricole, sia in termini di terreni che di capitali, questo dato è ancora più marcato nei settori produttivi tradizionali e a minor valore aggiunto.

Come si stanno muovendo il legislatore nazionale e europeo a riguardo?

Questo problema è da sempre ben noto e il legislatore, europeo, nazionale e regionale ha da sempre cercato di risolverlo con incentivi al primo insediamento e corsie preferenziali nei bandi di meccanizzazione o ammodernamento dei mezzi produttivi. Il problema di queste misure è che spesso si risolvono in una frammentazione di incentivi che favoriscono la costituzione di nuove aziende o investimenti singoli isolati. I giovani agricoltori avrebbero invece bisogno di politiche più durature che accompagnino le aziende agricole condotte da under 40 per tutto il periodo in cui rimangono “giovani”.

Quali motivi si celano dietro questa difficoltà?

Esiste comunque un tema sull’attrattività generale del modello di vita e del settore. E’ innegabile che dedicarsi all’attività di produzione agricola implichi delle scelte di vita spesso in controtendenza rispetto a quelle che la maggior parte dei giovani compie, come ad esempio vivere in aree più marginali del territorio nazionale. La redditività delle aziende di questi giovani e di queste scelte di vita dovrebbe essere maggiormente attenzionata, perché in assenza di questi pochi volenterosi si finirebbe con lo spopolare ancora maggiormente delle zone del territorio già in abbandono e verrebbe meno quel presidio del territorio che silenziosamente tutte le aziende agricole compiono, ancora più nelle zone marginali.

Quali sono gli incentivi attualmente in essere per i giovani?

Ad oggi sono presenti tre diversi tipologie di incentivi per i giovani agricoltori: vi è un contributo Pac maggiorato sui primi 50 ettari, poi incentivi sul secondo pilastro, soprattutto per quanto riguarda primo insediamento. Infine, sono previste aliquote favorevoli nei bandi di innovazione e meccanizzazione, come i. bandi INAIL-ISMEA e con fondi PNRR

Come li giudica?

In merito al contributo PAC, negli ultimi anni è stato “plafonato” e ha di conseguenza subito dei tagli rispetto alla sua impostazione originaria, tuttavia era almeno una misura non estemporanea e che permetteva al neo agricoltore di programmare per un quinquennio potendo contare su un contributo stabile. Nella nuova riforma Pac non è ancora chiaro quanto budget sarà destinato ai giovani agricoltori, se prima si parlava di raddoppiare il budget dedicato, passando dall’attuale 3% ad un 6%, attualmente non è chiaro se e quanto verrà dedicato al ricambio generazionale. In primis c’è forte preoccupazione circa la direzione di “rinazionalizzazione” della PAC e ai conseguenti tagli che potrebbe comportare.

Gli incentivi sul secondo pilastro (PSR) sono differenti da regione ma, in generale, presentano caratteristiche e difetti comuni: come già detto, hanno spesso causato asimmetrie di risultato e generato la nascita di molte aziende agricole con un tasso di mortalità altissimo entro i primi anni. Erano infatti nate solo per intercettare questi contributi al primo insediamento. Come accennato, questi fondi andrebbero dirottati e rimodulati per accompagnare più gradualmente, ma costantemente, le aziende giovani nei primi 5-10 anni di attività.

La premialità negli investimenti produttivi è esattamente quello di cui si ha bisogno. Aiuta le aziende agricole ad investire e concentra le risorse economiche verso quelle realtà con una reale volontà di fare impresa e di radicarsi. Sarebbe quindi opportuno confermare e, se possibile, aumentare le risorse economiche destinate agli investimenti, sia in beni mobili che immobili, fatti dai giovani agricoltori.

Quale futuro è prevedibile?

I giovani sono una risorsa scarsa nella nostra generazione e, visto il tasso di natalità in Italia ed Europa, lo diventeranno sempre di più. Per un settore agricolo come quello italiano, con un’età media molto alta, occorre quindi prestare la maggior attenzione possibile al tema, non elargendo contributi a pioggia e disperdendo risorse pubbliche già limitate, ma investendo realmente in quelle realtà e quegli agricoltori che vogliono investire e creare realtà in grado di durare nel tempo.

 

Autore: Azzurra Giorgio

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