«Nonostante i miglioramenti ottenuti rispetto alla proposta iniziale, il provvedimento licenziato dalla Commissione non risponde alle esigenze degli agricoltori italiani». È critica la valutazione espressa dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, in merito al regolamento pubblicato oggi sulla Gazzetta Ufficiale della Ue, sulla deroga all’obbligo di mantenere parte dei terreni agricoli incolti o improduttivi.
La Commissione
Oggi la Commissione europea ha adottato ufficialmente un regolamento che concede una parziale esenzione agli agricoltori europei dalla regola della condizionalità sui terreni incolti. Ciò fa seguito alla proposta dell’esecutivo europeo presentata il 31 gennaio e alle discussioni con gli Stati membri durante le riunioni del comitato. Il regolamento entrerà in vigore il 14 febbraio e si applicherà retroattivamente dal 1° gennaio per un anno, ovvero fino al 31 dicembre 2024. L’esenzione parziale accoglie le diverse richieste di maggiore flessibilità per rispondere meglio alle sfide che gli agricoltori dell’Unione europea devono affrontare.
Colture azotofissatrici
Invece di tenere i terreni a riposo o di mantenere elementi improduttivi sul 4% dei loro seminativi, gli agricoltori che trattano colture azotofissatrici o intercalari senza prodotti fitosanitari sul 4% dei loro seminativi saranno considerati in grado di soddisfare il cosiddetto requisito Gaec 8. Gli agricoltori che decidono di farlo possono comunque continuare a soddisfare il requisito con terreni incolti o con caratteristiche non produttive. L’uso di colture azotofissatrici e intercalari comporta una serie di benefici ambientali per la salute del suolo, tra cui la biodiversità e la limitazione della lisciviazione dei nutrienti. Gli Stati membri che desiderano applicare la deroga a livello nazionale devono notificarlo alla Commissione entro 15 giorni dall’entrata in vigore del regolamento, in modo che gli agricoltori possano esserne informati al più presto.
Il commento di Confagricoltura
«La Commissione ha previsto una lista eccessiva di condizioni, che riducono fortemente l’efficacia della misura. Ciò è dimostrato anche dal voto contrario della delegazione italiana – prosegue Giansanti –. Il nostro obiettivo è quello di eliminare l’obbligo della destinazione non produttiva dei terreni dalla normativa in vigore sulla PAC, ma è necessaria una proposta legislativa della Commissione che sarebbe impossibile approvare prima della conclusione della legislatura europea». Ecco perché si è resa necessaria una misura regolamentare che, però, sta dando risultati non soddisfacenti. «Da parte nostra, comunque, non rinunciamo a migliorare la situazione per gli agricoltori italiani. A tal fine – conclude il presidente di Confagricoltura – avanzeremo le nostre proposte alla Commissione in vista della presentazione del “pacchetto” sulla semplificazione che sarà licenziato per la riunione del Consiglio Agricoltura in programma il 26 febbraio, a Bruxelles».