Con un decreto firmato dai ministri Francesco Lollobrigida e Gilberto Pichetto Fratin (titolari rispettivamente del MASAF e del MASE), l’Italia istituisce il Registro nazionale dei crediti di carbonio forestali, primo in Europa conforme al Regolamento UE 2024/3012 sul carbon farming. Gestito dal CREA e operativo entro il 2026, il sistema certificherà e traccerà i progetti di assorbimento di CO₂ derivanti da gestione forestale sostenibile, garantendo trasparenza e prevenendo doppie vendite.
Le regole del mercato
Ogni credito, equivalente a una tonnellata di CO₂ rimossa, potrà essere ceduto dopo cinque anni e dovrà rispettare criteri di addizionalità, permanenza e sostenibilità. Questi criteri, sono quelli definiti nel Regolamento emanato dall’UE nel 2024. Secondo il decreto, il mercato avrà un carattere volontario e i crediti non potranno essere utilizzati nei mercati regolamentati EU ETS o CORSIA. Il decreto punta a valorizzare economicamente la gestione dei boschi, promuovendo investimenti privati e tutela ambientale: almeno il 20% dei proventi sarà reinvestito localmente. Prevista anche una futura sezione agricola del registro, per i crediti generati dal carbonio nei suoli. «È un passo avanti per contrastare il fenomeno del greenwashing», ha dichiarato il Ministro Francesco Lollobrigida.
Restano criticità da risolvere
Sul tema è intervenuto Enrico Allasia, presidente regionale di Confagricoltura Piemonte e presidente della federazione nazionale di Prodotto Risorse Boschive di Confagricoltura, il quale si rallegra per il passo avanti importante che l’Italia ha compiuto come precursore in Europa. Secondo Allasia, però, sono molti i passi ancora da fare per risolvere alcune questioni strutturali derivanti dalla conformazione e la proprietà delle nostre foreste.
Oltre alla formazione degli operatori e alla necessità di riconoscere il lavoro fatto per migliorare la qualità dei boschi, le criticità citate dal Presidente regionale sono legate alla «frammentazione delle proprietà forestali, una caratteristica dell’Italia anche perché rispetto ad altri Paesi, come ad esempio la Francia, le foreste da noi sono concentrate quasi tutte in territori di montagna. Inoltre, solo il 34% dei territori forestali è di proprietà del Demanio, contro il 66% dei privati, e spesso è difficile coinvolgere i proprietari nelle attività di gestione forestale. Per superare questa frammentazione, un passaggio fondamentale», conclude, «è la creazione dei piani di gestione forestale, che attualmente interessano, in Italia, appena il 10% delle foreste».
Autore: Azzurra Giorgio
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