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MERCATO TIRANNO PER IL GRANO CALABRESE

Il difficile stato del mercato del grano in Calabria

Proseguiamo il nostro viaggio in Calabria, per saggiare il raccolto di quest’anno, davvero magro. Dopo aver parlato di produttività con Rondinelli (tecnico attivo in Calabria) vediamo con un ammassatore quali conseguenze avrà questa campagna sul mercato del frumento.

Prezzi e rese sotto le aspettative

Parallelamente alla siccità, infatti, quest’anno i produttori hanno dovuto affrontare un mercato complesso al momento della vendita. Le difficoltà nel piazzare il frumento raccolto e le fluttuazioni dei prezzi hanno ulteriormente complicato la situazione. «Il prezzo all’inizio era intorno ai 30 euro al quintale, ma ora sta scendendo», commenta Agostino Biondi, produttore e ammassatore di grano attivo nel crotonese. Valori simili anche dal cosentino, dove le fluttuazioni parlano di «30 o 32 euro al quintale, con rare punte da 34 euro». Stime di Marco Lo Prete, agronomo ed esperto di grano attivo nell’area che va da Cosenza fino alla Sila, l’altopiano appenninico che si estende nel cuore della Calabria per 150mila ettari, a metà tra le province di Crotone, Cosenza e Catanzaro.

Il clima, complice la già citata siccità, ha giocato un ruolo critico. L’aumento delle temperature e l’irregolarità delle precipitazioni stagionali, presumibilmente intensificate dai cambiamenti climatici, hanno reso il calendario agricolo meno prevedibile e più rischioso. In alcune aree del crotonese si è comunque riuscita a raggiungere una buona qualità, nonostante mancasse la quantità complessiva tipica delle annate più proficue.

«Il raccolto in generale è stato di buona qualità, ma proprio a causa della siccità il nostro grano è nato male», dichiara Biondi. «Quello che intendo dire è che personalmente ho avuto una buona produzione per quanto riguarda la qualità, che è proprio eccellente. Il resto, quel che c’è stato di negativo, è tutto dovuto alla siccità».

«Nelle fasi più importanti di accestimento e levata non abbiamo avuto proprio acqua. Quindi la sofferenza è stata importante, e si è tradotta poi in una scarsa resa e in scarsi quantitativi alla raccolta. Siamo andati tra i 25 e i 30 quintali a ettaro. La quantità è stata medio-bassa rispetto ad altre annate», spiega Lo Prete.

L’Europa e l’Italia

Gli agricoltori calabresi si trovano a dover riadattare continuamente le loro pratiche per tenere il passo con un ambiente che cambia. E a mutare, anno dopo anno, sono anche i le spese e i ricavi complessivi.

«Stiamo arrivando a un punto in cui purtroppo ho sempre più difficoltà a capire come barcamenarmi», confessa Biondi. «Non si può più fare niente se sono questi i prezzi. Il concime è più caro e così gli antiparassitari. E sono alti anche i prezzi dei trattori. Tutto è aumentato. Non si riesce più a far quadrare i conti. Chi ci può dare un aiuto è la Comunità europea in collaborazione con lo Stato. Va aumentata e potenziata la Pac». Vale a dire la Politica Agricola Comune, un’intesa tra l’Europa e il suo comparto agricolo che nella prima formulazione risale al 1962.

Un accordo che dovrebbe sostenere gli agricoltori migliorando la produttività, oltra a garantire un approvvigionamento stabile di prodotti a prezzi concorrenziali. L’ultima Pac è stata finanziata con 386,6 miliardi di euro, ossia con una somma pari a quasi un terzo del bilancio complessivo dell’Europa per il periodo che va dal 2021 fino al 2027.
L’analisi proseguirà domani.

Autore: Ivan Torneo

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