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MINIMA LAVORAZIONE? SI, MA…

Minima lavorazione nel frumento: un equilibrio tra efficienza e sfide

Negli ultimi anni, la tecnica della minima lavorazione ha guadagnato popolarità tra gli agricoltori, anche nel settore della coltivazione del frumento. Questa pratica agricola, che limita al minimo gli interventi meccanici sul suolo, promette una riduzione dei costi e un impatto ambientale minore. Ma come ogni approccio innovativo presenta anche delle sfide da affrontare. Vediamo i vantaggi operativi e le principali difficoltà legate alla minima lavorazione, lasciando spazio alle voci dirette degli agricoltori che l’hanno sperimentata.

Un risparmio di tempo e denaro

Tra i principali vantaggi della minima lavorazione spicca l’efficienza operativa. Riducendo i passaggi necessari per preparare il terreno, gli agricoltori risparmiano tempo e denaro. Roberto Gavio, agricoltore di Alessandria, afferma: “Il pro è la velocità di esecuzione e il risparmio delle spese. Non devi fare l’aratura, che costa molto, sia in termini di gasolio che di tempo”. Un aspetto che risulta particolarmente rilevante in contesti dove la gestione del tempo è cruciale, come conferma anche Lorenzo Martinelli, agricoltore di Modena: “Le tempistiche con la lavorazione minima sono ridotte drasticamente”, un punto importante, “essendo ormai le aziende tutte più estensive. Il risparmio economico è significativo”, conclude Martinelli.

Secondo i dati forniti dall’Informatore Agrario nel 2024, infatti, se con l’aratura abbiamo una media di 160-200 ore a ettaro (per 100 lt di gasolio necessari), con la minima lavorazione queste diventano 52-74 (20 lt gasolio a ettaro).

Meno lavorazione ma più infestanti

Nonostante i benefici, il controllo delle erbe infestanti si rivela una delle maggiori difficoltà. Fausto Nodari, agricoltore di Brescia e responsabile di Confagricoltura, riporta un problema ricorrente in molte esperienze: “L’unica nota negativa della lavorazione minima è il maggiore uso di diserbante. La minima lavorazione valorizza lo strato attivo del terreno, accumulando le infestanti anno su anno”. Questo è un aspetto comune, come conferma anche Alessandro Cinughi, agricoltore di Siena, che aggiunge: “L’unica cosa un po’ più da gestire, con questa tecnica, sono le infestanti. Il diserbo va fatto con attenzione”. Esperienza simile anche per Martinelli: “Con l’aratura hai il beneficio che le erbe perenni sono più controllate. Nella minima lavorazione bisogna entrare più volte con i diserbi”.

Le sfide legate alle infestanti comportano un uso più intensivo di erbicidi, che, come confermato dagli agricoltori, può aumentare i costi complessivi a breve termine, rendendo la pratica meno conveniente nel medio termine, a seconda delle tipologie di terreno e delle condizioni climatiche con cui si ha a che fare.

L’analisi proseguirà domani.

Autore: Ivan Torneo

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