I tripidi, noti anche come “mosche delle spighe,” rappresentano una sfida non trascurabile per l’agricoltura cerealicola. Questi minuscoli insetti, appartenenti all’ordine dei Tisanotteri, nonostante le loro dimensioni ridotte, possono infliggere danni significativi a coltivazioni di cereali quali frumento, orzo, segale e avena. Tra le specie che più frequentemente destano preoccupazione nel contesto europeo, si annoverano Limothrips cerealium e Limothrips denticornis.
Limothrips cerealium si distingue come una delle specie più diffuse e oggetto di studio approfondito. Generalmente di colorazione scura, questa specie si riproduce prevalentemente attraverso processi sessuali. Limothrips denticornis, d’altro canto, si presenta spesso con una tonalità più chiara e possiede la capacità di riprodursi sia per via sessuale sia attraverso partenogenesi, un processo in cui la riproduzione avviene senza fecondazione. Entrambe queste specie di tripidi dimostrano una notevole capacità di colonizzare rapidamente le coltivazioni cerealicole, specialmente in presenza di condizioni climatiche che ne favoriscono la proliferazione.
I danni della mosca delle spighe
Il danno causato dai tripidi alle piante si manifesta attraverso il nutrimento dai tessuti vegetali, in particolare dalle foglie e dalle spighe in fase di sviluppo. Mediante il loro apparato boccale pungente-succhiante, questi insetti aspirano il contenuto delle cellule, generando una serie di sintomi distintivi. Tra questi, si osservano maculature e strie argentate sulle foglie, specialmente quelle più giovani. Queste alterazioni cromatiche sono il risultato dello svuotamento delle cellule, che lascia spazi pieni d’aria capaci di riflettere la luce. In situazioni di infestazioni particolarmente severe, le foglie possono subire deformazioni, arricciamenti e un disseccamento prematuro. Tuttavia, il danno più rilevante si verifica quando i tripidi prendono di mira le spighe durante la loro fase di sviluppo. In tali circostanze, si possono riscontrare spighe sterili, ovvero prive di chicchi, oppure spighe con chicchi di dimensioni ridotte e malformati. Questo si traduce inevitabilmente in una diminuzione della resa produttiva. Non di rado, le aree interessate dall’attività dei tripidi possono essere colonizzate da funghi saprofiti, attratti dalle sostanze zuccherine secrete dagli insetti. La conseguente formazione di una patina scura, nota come fumaggine, può ulteriormente compromettere il processo di fotosintesi e la salute generale della pianta.
Diversi fattori possono incrementare il rischio di infestazioni da tripidi. Un clima secco e caldo, ad esempio, rappresenta una condizione ideale per la loro proliferazione. Primavere ed estati caratterizzate da siccità possono pertanto favorire un aumento delle popolazioni di questi insetti. La monocoltura, ovvero la coltivazione ripetuta di cereali sullo stesso terreno, può creare un ambiente particolarmente favorevole allo sviluppo dei tripidi. Analogamente, una gestione inadeguata delle malerbe può fornire ai tripidi ospiti alternativi, consentendo loro di sopravvivere anche in assenza della coltura principale.
La gestione efficace dei tripidi richiede un approccio integrato, che combini diverse strategie. Il monitoraggio regolare delle coltivazioni rappresenta un passo fondamentale per individuare precocemente la presenza di questi insetti. L’impiego di trappole cromotropiche, di colore azzurro o giallo, può facilitare la cattura degli adulti, mentre l’ispezione periodica delle foglie e delle spighe consente di valutare l’entità dell’infestazione.
Pratiche agronomiche contro la mosca delle spighe
Accanto al monitoraggio, le pratiche agronomiche svolgono un ruolo cruciale. La rotazione delle colture, alternando i cereali con altre specie non ospiti dei tripidi, può contribuire a ridurre le popolazioni di questi insetti. La lavorazione del terreno dopo la raccolta può concorrere a distruggere i siti di svernamento dei tripidi. Un efficace controllo delle malerbe limita la disponibilità di ospiti alternativi per questi parassiti. Infine, una concimazione equilibrata rafforza le piante, rendendole più resistenti agli attacchi.
La lotta biologica rappresenta un’ulteriore strategia da considerare. Promuovere la presenza di insetti utili, quali coccinelle, sirfidi e crisope, che si nutrono dei tripidi, può contribuire a contenere le loro popolazioni. L’impiego di prodotti a base di funghi entomopatogeni, che infettano gli insetti, o di nematodi entomoparassiti, rappresenta un’ulteriore opzione.
La lotta chimica, infine, dovrebbe essere considerata come ultima risorsa, da impiegare solo quando le altre strategie non si rivelano sufficienti a controllare le infestazioni. È essenziale selezionare prodotti specifici per i tripidi e utilizzarli seguendo scrupolosamente le indicazioni riportate sull’etichetta, al fine di minimizzare l’impatto sull’ambiente e sulla salute umana.
In sintesi, i tripidi dei cereali costituiscono una minaccia concreta per l’agricoltura cerealicola. La conoscenza approfondita della loro biologia, dei danni che possono infliggere e delle strategie di controllo disponibili rappresenta un elemento imprescindibile per proteggere efficacemente il raccolto e garantire la sicurezza alimentare. Un approccio integrato, che combini monitoraggio, pratiche agronomiche, lotta biologica e, se necessario, lotta chimica, si configura come la chiave per una gestione efficace di questi piccoli ma insidiosi parassiti. (Immagine creata con l’ausilio dell’intelligenza artificiale)
Autore: Paolo Bonivento (Trieste – Brescia – Roma – Napoli)
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Il Dr. Paolo Bonivento è un Perito Agrario impegnato in attività relative all’entomologia urbana ed agraria. Effettua valutazioni d’impatto ambientale ed ecologico (terrestri, marine e aeree); si occupa della consulenza sull’impiego di strumenti scientifici e tecnici oltre all’identificazione ed al trattamento degli organismi infestanti nonché alla valutazione dei danni alle coltivazioni. La sua attività include anche ambiti forensi con stime generali riguardanti contenziosi ed analisi dei danni.




