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NON SOLO CONTRATTI DI FILIERA

Grano Italiano intervista Gianluca Lelli, Amministratore Delegato di CAI, sulle soluzioni utili ai cerealicoltori

Non solo contratti di filiera: per venire incontro alle difficoltà sofferte dai cerealicoltori italiani ogni giorno, gli strumenti disponibili sono numerosi. La sostenibilità economica delle aziende agricole è tra le priorità di CAI (Consorzi Agrari d’Italia) che, per voce del suo Amministratore Delegato Gianluca Lelli (nella foto), ha illustrato a Grano Italiano le soluzioni tecniche e gestionali che la sua organizzazione mette a disposizione. Si tratta di strumenti che possono contrastare l’abbandono e la riconversione dei terreni, per sostenere concretamente il frumento prodotto nel nostro territorio. Vediamo meglio come.

Quali sono le principali problematiche che un’azienda cerealicola incontra nella gestione quotidiana? In particolare, quali difficoltà ci sono in termini di sostenibilità economica?

«Il contesto in cui gli agricoltori italiani lavorano ogni giorno li espone a diversi “rischi”. In primis, c’è quello del cambiamento climatico e dell’aggressività dei fenomeni meteorologici che sempre di più interessano i nostri terreni. Poi c’è il mercato internazionale dei beni agricoli, che mette in competizione le nostre aziende con sistemi produttivi diversi, che minano la redditività delle produzioni italiane entrando in competizione di prezzo con i nostri prodotti, perché sono sottoposti a regolamentazioni diverse e – soprattutto – utilizzano nella coltivazione prodotti vietati in Europa e pericolosi per la salute dei cittadini. Ancora, c’è il tema del credito: l’agricoltore investe per un anno nelle proprie colture, anticipando per mesi di tasca propria e spesso ricorrendo a dei prestiti bancari, il che contribuisce a ridurre il margine di guadagno dell’operatore stesso. Queste sono le principali minacce per la sostenibilità economica di un cerealicoltore».

Perché i contratti di filiera possono essere una soluzione all’abbandono della coltivazione di frumento in Italia?

«In primis perché garantiscono agli agricoltori un compratore certo, un prezzo di ritiro certo e generalmente una valorizzazione del prodotto superiore al prezzo medio di mercato, a patto – naturalmente – che il prodotto venga coltivato secondo certi standard qualitativi.

Sono quindi uno strumento – lato agricoltore – che permette un ritorno prevedibile e di investire in maniera commisurata al ritorno previsto. Inoltre, sono utili anche a qualificare la produzione nazionale, garantendo prodotti alimentari che siano effettivamente italiani e il cui indotto ricada nel nostro territorio. In definitiva sono uno strumento in grado di “far vincere” l’agricoltore, le industrie agroalimentari che si occupano della trasformazione, i consumatori, che possono contare su alimenti sani, controllati, certificati».

Sotto questo punto di vista, come CAI può aiutare le aziende agricole italiane?

«Stiamo tentando di cambiare il modo in cui lavoriamo con i nostri clienti, il nostro approccio al mercato, ma anche il loro. L’azienda agricola è un’attività economica che va pianificata, gestita e monitorata. Noi mettiamo a disposizione i nostri tecnici ed una serie completa di strumenti – agronomici, tecnologici, finanziari – alcuni unici, a disposizione dei nostri agricoltori/clienti.

Abbiamo già affrontato il tema dei Contratti di Filiera, a cui siamo particolarmente legati perché oltre a tutelare l’agricoltore qualificano la nostra produzione nazionale. Poi abbiamo – un unicum in Italia – i Contratti di Protezione, due strumenti mutuati dalla finanza che ci permettono di garantire a chi aderisce di fissare un Prezzo Determinato a Termine (PDT) oppure il Prezzo Minimo Garantito (PMG), che fissa un prezzo sotto al quale il prodotto non può scendere e allo stesso tempo consente di usufruire degli eventuali rialzi del mercato.

Ancora abbiamo diversi strumenti che garantiscono un fido di 10 mesi agli agricoltori, senza nessun interesse: dalla semina alla raccolta l’agricoltore che si servirà da CAI non dovrà anticipare un centesimo per l’acquisto dei mezzi agricoli. Al termine del raccolto pagherà quanto acquistato senza nessun interesse. È Risultato Sicuro, iniziativa che lo scorso anno ha raccolto oltre 80 mln di euro, coinvolto quasi 2000 agricoltori che hanno risparmiato oltre 1,5 milioni di interessi passivi.

Insomma, qualche risposta la stiamo dando e per fortuna gli agricoltori aderiscono alle iniziative in numero sempre maggiore e una volta provate… ci confermano la loro fiducia».

Quali caratteristiche tecniche hanno gli strumenti di CAI e perché possono essere vincenti?

«Di soluzioni ne abbiamo tante, ognuna con la propria peculiarità. Ma più che scendere nel dettaglio e nelle specifiche di ognuna, se c’è una cosa che a nostro parere può fare la differenza per tutelare l’agricoltore (e l’agricoltura italiana) è proprio il nostro approccio che definirei così:

  1. Sistemico: nessuno come CAI ha infatti oggi la possibilità di rispondere veramente a qualsiasi esigenza dell’agricoltore: dal finanziario alla meccanizzazione, dalla vendita di mezzi tecnici alla consulenza agronomica, dagli accordi di filiera alle assicurazioni, passando per l’agricoltura di precisione, l’impiantistica e l’irrigazione, riusciamo a fornire direttamente e ai massimi livelli un servizio puntuale che tenga conto di tutti gli aspetti in grado di tutelare il lavoro dell’agricoltore.
  2. Competente: con una rete di oltre 100 tecnici in tutta Italia, non esiste una coltura che non sia presidiata, conosciuta ai massimi livelli e per ciascun territorio. Investiamo in questo servizio oltre 5 milioni l’anno e assistiamo i nostri clienti con decine di migliaia di visite in azienda ogni anno. Facciamo inoltre ricerca applicata nel nostro Centro di Saggio – riconosciuto dal Ministero – in modo da garantire – talvolta prima dell’uscita sul mercato – l’efficacia di ciascuno dei prodotti che commercializziamo».

Qual è il potenziale di crescita per l’Italia in termini di adesione ai contratti di filiera? Ci sono differenze per il frumento tenero e il duro?

«Dal nostro osservatorio possiamo dire che c’è una maggiore richiesta per quanto riguarda il grano duro, ma gli spazi di crescita sono ancora enormi. Noi stiamo lavorando con molini e pastifici, raccogliendo nuove adesioni e stipulando nuovi accordi per l’anno a venire in più di 20 tipologie di prodotto. Come già detto, lo strumento delle filiere dal nostro punto di vista è strategico per tutti gli attori della filiera: dall’industria agli agricoltori per valorizzare le produzioni nazionali e l’agricoltura italiana».

Autore: Azzurra Giorgio

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