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-40%: LA PAC VALE SEMPRE MENO

Come gli agricoltori stanno vivendo la PAC? L’esperienza di un CAA.

Siamo tornati a Matera, in Basilicata, per raccogliere l’esperienza di un CAA che supporta tanti cerealicoltori della collina materana. Una terra dove il grano è in difficoltà, martoriata dalla siccità della stagione 23-24, come abbiamo scritto recentemente in questa intervista. Abbiamo parlato con Stefano Poli (nella foto), responsabile regionale e di sportello del CAA Liberi Agricoltori di Matera. In Basilicata, i CAA Liberi Agricoltori gestiscono circa 2.000 aziende, di cui una buona parte dedicate alla coltivazione dei cereali.

Siamo in quel particolare momento in cui gli agricoltori che hanno presentato la domanda per i contributi PAC vedono arrivare gli anticipi di quanto dovuto. Con Agea che ha mantenuto la promessa di avviare i versamenti dal 16 ottobre 2024, ma non sono mancate le sorprese. Tra queste, l’esclusione dagli anticipi delle domande per le misure del PSR con impegno pluriennale, per le aziende al primo anno di impegno. Stefano Poli ci racconta un quadro di incertezza e difficoltà per le aziende, con i contributi ridotti del 45-35% rispetto al vecchio “premio base + greening”.

Stefano Poli, come è questa PAC per chi fa grano?

«Sicuramente si tratta di una PAC in continua evoluzione: tanti rinnovi e tante modifiche per aggiustare un impianto che non era partito bene. Numerose variazioni, infatti, derivano dalle richieste degli agricoltori e, quindi, da quelle che abbiamo portato avanti anche noi come CAA e come Confederazione Italiana Liberi Agricoltori. Resta il fatto che gli agricoltori la hanno vissuta e continuano a viverla molto male».

I contributi si sono ridotti?

«Sicuramente le aziende cerealicole di tutta Italia hanno visto un decremento secco del 35-40% al netto del premio accoppiato per il grano duro. Anche su questo fronte, poi, siamo tornati ad un passato lontano, in quanto per percepirlo è tornato l’obbligo della semente certificata che ha, ormai, dei costi spesso insostenibili. Ad oggi un quintale si aggira sui 70-75 euro: certamente la qualità è migliore, ma non è possibile per l’agricoltore reimpiegare la propria semente, neanche per un anno».

Qual è l’aspetto più doloroso?

«Sicuramente l’Ecoschema4, anche se un po’ tutti Ecoschemi sono stati la parte meno riuscita, nonostante dovessero essere il fulcro della nuova PAC. Il testo è stato scritto molto male e contiene numerose contraddizioni. Ne è dimostrazione il fatto che ha richiesto numerosissimi chiarimenti ed è stato più volte modificato in diversi elementi: ad esempio, si pensi al fatto che, da un giorno all’altro, nel giugno 2024 è cambiato l’elenco delle colture da rinnovo.

Anche dal punto di vista agronomico, le disposizioni sono particolarmente criticabili: si è arrivati al paradosso per cui è accettabile, sui propri terreni, far seguire riposo a riposo, far seguire foraggera a foraggera, ma non lo è far seguire una foraggera al riposo…I problemi su questo Ecoschema erano già emersi per la stagione 2023-24: poichè nel 2023 c’è stato un indubbio disastro di comunicazione e interpretazione, le sanzioni erano state temporaneamente sospese. Con il nuovo Decreto Ministeriale, però, le sanzioni nel 2024 sono state ripristinate, anche sul 2023.  In più il premio medio doveva essere di 120 euro mentre si attesta a poco più di 60 euro: siamo a circa la metà di quanto promesso».

L’intervista proseguirà domani.

Autore: Azzurra Giorgio

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