La riforma della Politica agricola comune (PAC) dell’UE, al centro del voto del Parlamento europeo e delle trattative in corso con la Commissione e gli Stati membri, continua ad accendere il dibattito nel mondo agricolo italiano. Mentre l’obiettivo dichiarato di Bruxelles è semplificare regole e procedure, le organizzazioni di categoria si dividono tra chi intravede segnali positivi e chi teme una deriva frammentata e penalizzante per il settore.
La semplificazione va avanti
Il 10 ottobre scorso Coldiretti, con riferimento il voto in Plenaria sugli interventi di semplificazione della PAC «va nella direzione di un importante alleggerimento del carico burocratico per le aziende agricole», rispondendo alle richieste emerse «nel corso delle nostre mobilitazioni con migliaia di agricoltori a Bruxelles». L’associazione parla di «un cambio di passo» che introduce «maggiore chiarezza, flessibilità e riduzione degli oneri amministrativi», dopo anni in cui la burocrazia «dagli ecoschemi in poi, si è trasformata in un insieme di regole eccessive e spesso poco chiare». Coldiretti rivendica inoltre l’approvazione dell’emendamento che permette agli Stati membri di esentare dagli ecoschemi le aziende con meno di dieci ettari o un numero limitato di capi, «introducendo una reale proporzionalità e riducendo drasticamente gli oneri per le piccole aziende».
I nodi critici non sono sciolti
Confagricoltura, invece, resta critica sulla nuova bozza: riconosce «qualche miglioria» ma giudica ancora lontano l’obiettivo di una riforma efficace. «I principali nodi critici non sono affatto stati sciolti», afferma il presidente di Confagricoltura Lombardia, Antonio Boselli. «Più che correttivi, c’è bisogno di cestinare l’attuale bozza, che danneggerebbe pesantemente il comparto, indebolendo ulteriormente l’agricoltura europea e minando la capacità degli agricoltori europei di essere competitivi». Boselli critica anche l’ipotesi di una gestione nazionale dei fondi: «La bozza resta inaccettabile e da cancellare completamente, ripartendo dalle basi».
Pronti a tornare in piazza
Sulla nuova PAC, invece, Cia-Agricoltori Italiani, torna a chiedere compattezza e azioni rapide. «La nuova Pac non può subire ulteriori tagli né spezzettarsi in 27 piani nazionali», dichiara il presidente Cristiano Fini in una nota del 14 ottobre. L’agricoltura, sottolinea, «deve tornare a essere riconosciuta come un pilastro strategico, non solo per la sicurezza alimentare, ma anche per l’ambiente e la tenuta dei territori». E avverte: «Non sono accettabili riduzioni di risorse né la loro dispersione in un fondo unico». Se necessario, conclude Fini, «siamo pronti anche a tornare in piazza a Bruxelles».
«Strage di aziende agricole»
Mimmo Viscanti, Presidente di LiberiAgricoltori Puglia e Responsabile della Filiera Grano Duro, raggiunto da Grano Italiano, ha espresso la preoccupazione sua e dei suoi associati per una PAC che sta allontanando le giovani generazioni dall’attività agricola, in particolare nelle aziende più piccole. Le preoccupazioni, spiega Viscanti, sono legate al taglio di ingenti risorse per la prossima programmazione e all’imposizione di regole e vincoli che non aiutano chi fa agricoltura. «Non siamo più padroni delle nostre aziende: ci trattano con il bastone e la carota. Se non si torna ad una PAC decisiva per il sostegno al reddito» conclude, la politica europea «non farà altro che strage di aziende agricole».
Autore: Azzurra Giorgio
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