La discussione sul nuovo Quadro Finanziario Pluriennale 2028-2034 e sulla futura PAC continua a generare una frattura profonda tra il mondo agricolo e la Commissione europea. Tagli prospettati, nuove regole e una percezione crescente di distanza tra Bruxelles e i campi europei hanno spinto le principali organizzazioni italiane a mobilitarsi. Nonostante la proposta di Ursula Von Der Leyen di un obiettivo rurale, per cui almeno il 10% delle risorse finanziarie non vincolate dovranno essere riservate ad azioni nelle aree rurale, la polemica non si ferma. Dai toni duri di Coldiretti, alle analisi economiche di Confagricoltura, fino all’allarme politico di CIA e alle critiche di Copagri: il fronte agricolo è compatto nel chiedere un cambio di rotta immediato.
Confagricoltura: senza agricoltura non c’è democrazia
Confagricoltura guarda al quadro europeo con crescente preoccupazione, evidenziando come l’attuale impostazione penalizzi la competitività delle aziende, già sotto pressione per volatilità dei mercati, instabilità geopolitica e incremento dei costi. L’associazione insiste sulla necessità di una PAC che sostenga davvero le imprese e favorisca investimenti, innovazione e nuovi strumenti di gestione del rischio. Alla Fiera di Codogno, Massimiliano Giansanti è stato chiaro: «Mai come ora il mercato è difficile e non più prevedibile […] L’agricoltura rappresenta il 30 per cento del prodotto interno lordo del Paese. […] Questa Europa non lo sta capendo». E aggiunge: «Senza un settore agricolo oggi non c’è democrazia e non tengono i sistemi sociali».
CIA: “l’agricoltura non chiede privilegi, pretende rispetto”
CIA porta avanti una lettura fortemente politica della riforma, denunciando il rischio di uno svuotamento strutturale della PAC e del mercato unico. L’associazione avverte che la frammentazione delle politiche agricole potrebbe creare territori di serie A e serie B, minando coesione, redditività e futuro delle aree interne. La mobilitazione annunciata a Bruxelles rappresenta per CIA un passaggio decisivo per evitare uno scenario di progressivo indebolimento del settore. Cristiano Fini lo ha ribadito con forza: «L’agricoltura non chiede privilegi, pretende rispetto. Non può essere una voce residuale del bilancio Ue». E sulla riforma è netto: «Il rischio di un progressivo smantellamento della Pac dopo il 2027 […] appare sempre più concreto».
Fini torna anche sul problema del valore del grano, chiedendo di risolvere il problema della distribuzione equa del valore lungo la filiera. «Non può accadere più di vendere i nostri prodotti addirittura sotto i costi di produzione. Basta al grano sottocosto, basta subire pratiche commerciali sleali» ha denunciato il Presidente all’Assemblea annuale, riportando che i produttori di grano duro al Sud perdono dal 2% al 7% a tonnellata, con soli 7 euro su 100 che dal consumatore arrivano all’agricoltore. E ha concluso: «Non è accettabile che la filiera scarichi gli squilibri sugli agricoltori. Il giusto valore non è uno slogan: è una necessità».
Coldiretti: “una grande presa in giro”
Coldiretti attacca frontalmente la Commissione e la presidente von der Leyen, criticando sia i tagli sia il presunto aumento dei fondi al settore. Nelle dichiarazioni alla stampa, l’organizzazione sottolinea come l’Europa rischi di perdere competitività rispetto a USA e Cina, dove il primario è sostenuto con politiche fortemente espansive. L’attenzione è anche sui rischi per l’agroalimentare nazionale, un comparto che Coldiretti considera strategico per crescita e occupazione. Ettore Prandini non ha usato mezzi termini: «È il disastro delle politiche della von der Leyen contro le quali ci mobiliteremo in modo pesantissimo da dicembre». Ancora più netto il giudizio sul +10% proposto per l’agricoltura, in una intervista a Bruxelles: «[…] sa più di una grande presa in giro […] vogliamo che le risorse destinate all’agricoltura siano certe, siano chiare».
Copagri: un compromesso al ribasso che minaccia la redditività
Tommaso Battista, Presidente di Copagri, a fine ottobre è stato ricevuto dalla presidente Metsola, alla quale ha denunciato una PAC che rischia di disarticolare il mercato comune: «La proposta […] è caratterizzata da un inaccettabile compromesso al ribasso che incide sensibilmente sulla redditività dei produttori agricoli». Inoltre, avverte: «Si vanno a frammentare le politiche agricole degli Stati membri […] con l’ulteriore risultato negativo di perdere competitività». Battista ha chiesto al Parlamento europeo un cambio di passo: «Non si può accettare un’impostazione che non offre le adeguate garanzie per il sostegno al reddito […] e la promozione della sostenibilità».
Autore: Azzurra Giorgio
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