La temperatura di fine giugno, nel Polesine, è stata bollente nei campi di frumento e le operazioni di trebbiatura sono proseguite a tutto spiano. L’assenza di precipitazioni ha consentito di andare avanti spediti, con i grani che hanno chiuso il ciclo davvero in fretta, in concomitanza con l’aumento intenso delle temperature. Viene fuori un Polesine a due facce, con soddisfazioni vista la complessità dell’annata ma mercati che non premiano il lavoro svolto dai cerealicoltori.
Il punto sul grano duro lo fa Arnaldo Bovolenta, PSP Sementi, che racconta a Grano italiano come le produzioni siano state discrete, se non ottime, considerando l’annata così complessa. Una delle varietà che porta ad esempio è il Rocaillou, di genetica francese, che negli ultimih anni dimostra di poter produrre molto bene, con un ottimo contenuto proteico che piace all’agroindustria italiana. Nonostante la variabilità meteorologica, Arnaldo Bovolenta non vede infezioni in campo, a dimostrazione di una strategia di difesa corretta ed efficace.
Ma i mercati non premiano il duro
La nota dolente, in particolare per il frumento duro, è data dai mercati che ritirano il prodotto a prezzi di 15-20 anni fa. Se consideriamo un valore intorno ai 30 euro/ quintale, significa che gli agricoltori più accorti riusciranno a pareggiare i costi, non portando a casa reddito. L’appello di Arnaldo Bovolenta è alle istituzioni locali e nazionali, affinchè si torni a pensare al mondo produttivo agricolo e alla coltura del grano, attività fondamentale per le nostre filiere produttive nazionali. Il Polesine, dice Bovolenta «ha grandi potenzialità produttive e competenze che portano a risultati che eguagliano quelli dei cugini francesi: ci vuole la volontà politica per sostenere il nostro grano a livello nazionale, prima di tutto».
E la minima lavorazione?
E chi ha fatto minima lavorazione? Le politiche comunitarie e regionali la premiano ma non è sempre la soluzione ideale qui, nelle terre del Polesine. Arnaldo Bovolenta invita a fare attenzione alle semine con minima lavorazione in successione a mais, i cui stocchi sono fonte di inoculo per infezioni fungine che portano, sicuramente, ad alti livelli di contaminazione da Deossinivalenolo (DON).
Se ci riferiamo alle rese, però, è chi ha terreni particolarmente pesanti che non è molto soddisfatto delle pratiche di lavorazioni ridotte del suolo. Ma la minima è un modo di lavorare a cui non si può non riferirsi, anche nel Polesine, perchè la via verso la riduzione delle emissioni in agricoltura per affrontare il cambiamento climatico passa anche da qui.
Polesine a due facce
Con l’aiuto di Pasqualino Simeoni, agricoltore, tecnico e vice presidente del Collegio dei Periti Agrari di Rovigo, Grano italiano ha fatto il punto sulle rese in questo grande areale dedicato ai cereali autunno vernini e che, ormai da anni, ospita territori estesi coltivati a frumento duro.
L’evidenza, dopo le operazioni di raccolta, è che le trebbiature siano fondamentalmente disomogenee, suddivisibili in due casistiche principali. Da un lato ci sono i terreni di chi è riuscito a seminare abbastanza bene, con umidità dei suoli accettabile, tra la fine di ottobre e la prima metà di dicembre: qui la coltura ha avuto un decorso decorso vegetativo più nella norma, così come è stato più regolare il riempimento della granella. Gli agricoltori che hanno seminato, invece, con terreni pesanti e molto umidi, magari in successione ad una soia raccolta nelle pessime condizioni di novembre 2024, hanno avuto un deficit di investimento che le piante non sono riuscite a compensare.
In merito alle malerbe, Pasqualino Simeoni ci dice: «questo clima piovoso, sia nella prima parte dell’inverno che della primavera, ha stimolato la nascita delle graminacee e le operazioni di contenimento sono state problematiche. Gli agricoltori che le hanno eseguite hanno potuto avere impianti puliti in fase di maturazione e raccolta. Chi, invece, non è intervenuto per risparmiare sui costi, si è trovato con una situazione particolarmente complicata».
Le rese del Polesine…
Sulle rese, nell’areale del Polesine le medesime varietà hanno avuto comportamenti diversi, in base alla natura dei terreni e alle zone: le produzioni registrate vanno dai 50 quintali/ ettaro a punte di 70, mentre sono poche le aziende che hanno raggiunto valori di 70-80. Nella media, quindi, si va 56-57 a 63-64 quintali/ ettaro, con pesi specifici talvolta buoni, talvolta medio-bassi e con livelli di proteina carenti. Pasqualino Simeoni specifica che «i frumenti duri si sono difesi dal punto di vista produttivo ma l’eccesso di piogge ad inizio inverno e inizio primavera, seguiti dal secco di fine primavera, hanno portato ad avere piante squilibrate, con una granella caratterizzata da un marcato deficit proteico. Sono pochi, infatti, i casi in cui i duri hanno registrato proteine oltre i 13,5; molte partite si assestano su valori tra 11,5 e 12, massimo 12,7-13».
Polesine: campagna 24-25 in sintesi
Secondo Pasqualino Simeoni, quindi, ci si appresta a chiudere una campagna con rese variabili, ma nella media, e livelli qualitativi medio-scarsi. Le infezioni da Fusarium e i livelli di DON, invece, sono bassi, a conferma di un’ottima impostazione di difesa dalle patologie della spiga. Le preoccupazioni degli agricoltori della zona, però, sono relative ai prezzi, perchè le difficoltà di questa annata non sembrano poter essere compensate da valorizzazioni medio-alte: gli esordi delle quotazioni sono, infatti, timidi.
Se facciamo una valutazione dal punto di vista varietale, i tecnici sono contenti delle performance raggiunte da certe varietà di frumenti biscottieri, per i quali sono sufficienti peso specifico e tenore proteico bassi, anche perchè tollerano bene le semine tardive. Più di tutti, secondo Pasqualino Simeoni, pagano i grani di forza, con produzioni che vanno dai 55 ai 62-63 quintali/ ettaro. «Rispetto al passato, con rese di 77-83 quintali/ ettaro, è una delusione»; e conclude «tra i duri, infine, si è fatto notare Platone, così come altre varietà che si sono distinte in modo variabile e su appezzamenti più piccoli».
Autore: Azzurra Giorgio
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