La risposta alla domanda “quando si semina il grano?” dipende, in primo luogo, dagli areali di coltivazione: l’anticipo è maggiore all’aumentare della latitudine e dell’altitudine. Indicativamente in Italia le epoche di semina sono le seguenti: in Pianura padana: metà Ottobre; in Italia centrale: prima decade di Novembre; in Italia meridionale: fine Novembre. Si può decidere di seminare il grano anche in primavera nel caso di varietà alternative che fioriscono anche in assenza di vernalizzazione: i limiti indicativi di semina sono a fine febbraio.
Quando si semina il grano duro? Quando si semina il grano tenero?
Per scegliere quando si semina il grano, è sempre bene prendere in considerazione gli aspetti tecnici in merito all’epoca di esecuzione, all’investimento colturale, alla profondità di deposizione del seme e alle modalità operative.
Come detto, prima di tutto l’epoca varia in base alle condizioni pedoclimatiche. Il periodo migliore è quello che consente lo sviluppo della pianta allo stadio di 2 e 3 foglie prima della fase più rigida dell’inverno. In genere nella Pianura Padano-veneta e nella bassa collina dell’Italia settentrionale il periodo che risponde a questo requisito si colloca tra la seconda decade di ottobre e la prima decade di novembre; si richiede un anticipo di 10 giorni circa nei suoli più freddi limoso-argillosi e nella media collina. Si può andare avanti di altri 10 giorni circa se ci si trova in Italia centrale, in pianura e in bassa collina.
I rischi della semina anticipata
Se anticipiamo l’epoca di semina in modo non corretto, corriamo diversi rischi: l’eccessivo sviluppo prima dell’inverno e una minore resistenza al gelo, la maggiore esposizione a infestazioni da afidi e cicaline, l’esposizione ad un maggiore inoculo di funghi patogeni (soprattutto causa del “mal del piede”e del complesso della septoriosi). Afidi e cicaline, invece, sono vettori di virosi in grado di alterare lo sviluppo regolare della pianta.
Seminare in ritardo
Se, invece, si semina il grano in ritardo, in autunno inoltrato, il rischio è che la pianta emerga più lentamente e, quindi, sia più suscettibile a fitopatie fungine (come il mal del piede), sia più sensibile al freddo e abbia meno tempo per accestire alla ripresa primaverile. Tutti questi fattori minano la resa alla raccolta e la qualità della granella.
Fonte: Coltivazioni erbacee, Vol. 1 – Cereali e colture industriali, a cura di G. Mosca e A. Reyneri, Edagricole, 2023.
Autore: Azzurra Giorgio
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