Tornano a crescere le valutazioni del prodotto grezzo, di origine nazionale e non, nei listini emessi nell’ultima settimana di contrattazione. Dopo la fine dei cali registrata nell’ultima analisi (leggi) si inverte così del tutto la tendenza del periodo recente. Le variazioni, tuttavia, restano per lo più contenute e si rimane su livelli di prezzo al di sotto della redditività.
TENERO STABILE CON LIEVI RIALZI
I frumenti teneri nazionali sono invariati con la sola eccezione del lieve calo del massimo del di forza su Milano. Poche variazioni ma tutte positive per il prodotto estero, con la crescita del comunitario su entrambi i listini qui proposti e del non comunitario solo su Milano. All’estero, in tutte le principali sedi di scambio francesi le quotazione espresse propongono per la seconda settimana consecutiva apprezzamenti, con variazioni più consistenti. La quotazione franco partenza a Rouen per il panificabile superiore è cresciuta di 11 €/t nell’ultima settimana, mentre quella del di base di 3€/t nella regione del Mosella. In crescita anche i futures per maggio e luglio, sia nelle borse Ue sia negli States.
Vedremo se con l’avvicinarsi del nuovo raccolto si ritorni a vedere segni meno nei documenti emessi dalle commissioni o se le prospettive dei mercati a termine riusciranno a realizzarsi anche nel pratico. Sfarinati e sottoprodotti stabili in quasi tutte le loro declinazioni, sia per tenero che per duro. Unica eccezione le farine di tenero a Milano, in calo di 10 €/t ma per lo più per allinearsi con le valutazioni espresso nelle altre sedi. Leggeri apprezzamenti per i farinacci su Bologna.
CRESCE IL DURO MA IL PROFITTO RESTA LONTANO
L’intero comparto frumento duro vede la stabilità a Milano ed un ritorno all’apprezzamento su Bologna, con un +5 €/t per tutte le voci. Anche a Foggia, principale sede di contrattazione del Mezzogiorno, il listino emesso mercoledì propone la crescita di 15 €/t del fino e di 5 €/t per il buono mercantile e per il mercantile. Un ritorno all’apprezzamento pressoché dovuto per un prodotto il cui crollo nelle valutazioni visto negli ultimi mesi ha portato al diffuso malcontento gli agricoltori coinvolti. Basti pensare che non più di una settimana fa proprio in Puglia, prima regione italiana del settore con 344.700 ha investiti e 688.000 t di raccolto, Cia ha disertato la seduta di commissione prezzi a Foggia. Con i valori medi visti da inizio mercato ad oggi per il duro occorrerebbero rese quasi raddoppiate per ottenere un profitto secondo gli esperti.
Un contesto che porta fisiologicamente al calo nell’investimento, andando a ledere l’attività di tutta la filiera connessa, compresi stoccatori e terzisti. Sappiamo che nell’ultimo anno una forte influenza negativa è scaturita dalla vertiginosa crescita delle importazioni dalla Russia, secondo Coldiretti in aumento di oltre 11 volte. Senza considerare la merce proveniente dalla Turchia forse in seguito a triangolazioni. L’Ue sembra si stia muovendo, valutando l’introduzione di un dazio pari a 95 €/t sui cereali provenienti da Russia e Bielorussia. Il Governo italiano nel mentre sta discutendo un decreto per contrastare il calo del prezzo dei cereali, nell’ambito del neo costituito Tavolo Granaio Italiano. Per il momento i produttori intravedono uno spiraglio grazie ai sopracitati apprezzamenti, sebbene ancora del tutto insufficienti a risolvere le problematiche descritte.
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