L’annata appena trascorsa mi ha ricordato, per molti versi, un’annata simile ossia quella del 1982: in quell’anno la pioggia stentò ad arrivare, se si escludono delle bombe d’acqua che colpirono la Capitanata a Settembre, e quel Natale era normale girare con leggeri maglioncini per l’assenza di freddo. Rammento che nei sessanta ettari di frumento dell’azienda paterna ricavammo circa 10 ql di grano duro, praticamente 16 kg a ettaro; a seguire tutti gli anni ottanta furono caratterizzati da una serie di brutte annate.
Detto questo, torniamo ad una analisi di quanto è accaduto quest’anno, considerando la già scarsa volontà che gli agricoltori hanno dimostrato nel voler seminare, anche in considerazione di misure PAC che mirano a non far coltivare. Si è aggiunto un andamento climatico anomalo con una totale assenza dell’inverno (a Foggia la minima registrata nel periodo settembre-maggio è stata di 5 gradi) e piogge degne di un ambiente arido che si sono attestate, nello stesso periodo (settembre-maggio), intorno ai 100 mm.
Durante tutto il ciclo colturale il frumento ha cercato, per quello che ha potuto, di resistere al disseccamento, con una netta differenza tra i grani seminati più precocemente (che hanno usufruito di qualche sporadica pioggia e hanno approfondito le radici resistendo un po’ di più) e i grani seminati a partire da metà dicembre che, invece, hanno sofferto maggiormente – tanto che si sono mantenuti radi per l’intero ciclo e non hanno accestito.
Stima del raccolto di duro
Questa breve disamina ha portato ai risultati “stimati” che condivido con voi:
- secondo l’ISTAT la sola provincia di Foggia avrebbe seminato circa 240 mila ettari di grano duro, il mio parere è che Foggia ha avuto una flessione di circa il 10% della superficie, sostituita da legumi e mix di mellifere per aderire alla misura ECO5, ossia sono stati seminati non più di 210 mila ettari.
- Le produzioni sono state difformi, caratterizzate da punte di 50 ql ad ettaro nel nord foggiano (Lesina, Apricena, San Severo) e punte di 2-3 ql nel sud foggiano (Cerignola, Stornara, Manfredonia), con casi di terreni in cui non si è nemmeno entrati con le mietitrebbie.
- La qualità, aspetto importante, è stata evidentemente elevata, a causa di una temperatura mite che ha accompagnato le piante fino alla maturazione e con pesi specifici che hanno raggiunto 85 kg/hl e proteine fino a 17%, in netto contrasto con la qualità che ha caratterizzato il grano dello scorso anno.
Mi sono soffermato sul territorio foggiano perché rappresenta il 70% della superficie pugliese, ma il resto della Puglia non ha di che rallegrarsi, perché flessioni si sono avute anche in altre aree vocate, tipo Spinazzola e Gravina, con produzioni anche qui fluttuanti che determinano la riduzione della media regionale. Peggio è andato nella vicina Basilicata, con medie di 15-18 ql ettaro su base regionale.
Le somme del raccolto in Puglia e Sicilia
Alla luce di quanto esposto possiamo tirare le somme, seppur parlando di stime, e dire che complessivamente la Puglia ha avuto una media di produzione che si aggira intorno ai 20 ql ad ettaro, con punte di 23 ql a Foggia, in cui le alte produzioni del Nord foggiano hanno ridotto il differenziale di produzione provinciale. Pertanto, a fronte di una superficie pugliese di non meno di 315 mila ettari, la produzione complessiva si è attestata o tenderà ad attestarsi, considerando che non si è terminata la raccolta, intorno a 6.500.000 ql, con una riduzione rispetto al 2023 di 1.500.000 ql.
Ma “se Sparta piange Atene non ride”: infatti, i dati della Sicilia parlano di una perdita di almeno il 60% della produzione, considerando che a fronte degli 8.000.000 ql prodotti nel 2023 (considerata annata eccezionale dai siculi), nel 2024 le produzioni presunte si attesterebbero intorno a 3.500.000.
I mercati
In definitiva, i dubbi che l’annata ormai giunta al termine pone sono: la superficie a grano si ridurrà ulteriormente? Il mercato, a fronte di un grano duro di qualit,à risponderà con un incremento del prezzo?
Ad oggi tutto è fermo, i mercati continuano a dare segnali di incertezza, con le borse che continuano a proporre listini con prezzi invariati e la minaccia turca che ha prodotto in media intorno a 40 ql e con ottime caratteristiche merceologiche, perché irriguo.
Del resto, anche in occasione del Durum Day si paventava lo spettro di un’ondata turca che, con le sue produzioni, sta invadendo i mercati che erano dell’industria italiana. E l’andamento del mercato sembra avvalorare questo trend.
Rivedere la tecnica colturale al Sud
Per concludere, una considerazione che vorrei fare è che, forse, è giunto il tempo di rivedere la tecnica colturale: quest’anno le maggiori produzioni si sono avute con la tecnica della “non lavorazione”, giustificate dal fatto che un terreno non lavorato ha trattenuto meglio l’acqua, e nei frumenti irrigati. Alla luce di quanto esposto, perciò, il mio modesto pensiero è che le aziende più strutturate dovrebbero pensare a sistemi irrigui tipo impianti a goccia, da adottare per irrigazioni di emergenza capaci di garantire un aiuto alla pianta in difficoltà.
Autore: Fernando Antonio Di Chio, Area Manager Sud, SIS Società Italiana Sementi
Leggi le testimonianze dirette degli agricoltori in Sicilia e Molise.
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