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SI RACCOGLIE IL GRANO IN TOSCANA

Un agricoltore ci racconta i primi risultati del raccolto in provincia di Siena

E’ partita la campagna di raccolta del grano in Toscana, regione che da anni vede una perdita di ettari coltivati a frumento. L’andamento metereologico stagionale nella regione è stato variabile, da area ad area, per la conformazione del territorio che determina la presenza di microclimi particolarmente differenti. Abbiamo raccolto l’esperienza di un cerealicoltore della provincia di Siena e associato di Confagricoltura, Alessandro Cinughi (nella foto), che sta avviando la trebbiatura del grano duro in questi giorni. Ci ha presentato un quadro sostanzialmente soddisfacente, pur con le difficoltà che il meteo ha posto;  tutto questo, in un periodo in cui le tensioni sui prezzi e la riduzione costante delle superfici seminate non sembrano dare prospettive rosee al grano toscano.

Ci racconta la stagione per il suo grano, quest’anno?

raccolto toscanaDallo scorso anno nelle nostre aziende abbiamo ridotto le superfici seminate a frumento, anche del 30-40% rispetto a estensioni di 200-300 ettari a cereali. I motivi sono sostanzialmente legati alla necessità di rotazione per gli impegni della PAC, in particolare per l’eco-schema 4. Siamo obbligati a tenere il grano solo per un anno e, poi, seminare una coltura da rinnovo o miglioratrice. Prima mantenevamo il grano per due anni, poi seminavamo girasole o favino, o lasciavamo il terreno a risposo. Nelle nostre zone cambiare ogni anno non ha molto senso ma siamo obbligati. Vedremo cosa succederà con la revisione della PAC… Tanti nelle nostre zone hanno dovuto fare così, molti hanno scelto il favino per avvicendare i cereali autunno vernini ma non è sempre andata bene: questo perchè, non potendo diserbare, le infestanti hanno preso il sopravvento e impediscono persino il raccolto. Si tratta di superfici tutte sottratte al frumento, in queste zone.

 

La Toscana vede da diversi anni un calo delle superfici a frumento…

Si, corretto. La zona di Siena è tradizionalmente vocata al grano duro, in particolare le aree collinari. Gli areali di pianura o fondovalle, più fertili, sono invece destinate anche al grano tenero. Uno dei problemi degli ultimi anni è, però, la sottrazione delle superfici: pensi che il Consorzio agrario di Siena (che è riferimento anche per la provincia di Arezzo) fino a pochi anni fa gestiva mediamente 1,5 mln di quintali di cereali, mentra ad oggi si contano 500-600mila quintali. I motivi sono tanti: dai prezzi, alla PAC, alla chiusura di aziende piccole che non ce l’hanno fatta.

Quali sono le previsioni per quest’anno?

Rispetto all’anno passato, che è stato disastroso, quest’anno le prospettive sono decisamente migliori. La raccolta del grano è appena iniziata, finora si sono trebbiati i cereali minori. Nelle nostre aziende abbiamo seminato solo frumento duro, poi orzo, favino e triticale da trinciato; noi inzieremo a brevissimo la trebbiatura del frumento ma i segnali che ho da parte di chi ha già iniziato sono abbastanza buoni, sebbene ci siano differenze tra gli areali. Le aree collinari sono più soddisfatte di quelle di fondovalle e bassa collina: la zona di Asciano sta avendo buoni risultati sia per quantità che per qualità, mentre la zona della Val d’Orcia sta avendo riscontri minori. Sicuramente rese e qualità migliori si riescono ad avere se si è lavorato bene con i trattementi, sia nel caso dei diserbi, che dei fungicidi e insetticidi. Con gli attuali andamenti metereologici, in particolare con le piogge persistenti in primavera, è l’unico modo per salvare i raccolti e la qualità.

Qual è stato l’andamento meterologico recente?

A partire da marzo, la primavera è stata piovosa, con piogge che sono continuate anche in aprile. A maggio le precipitazioni si sono interrotte, se non con qualche acquazzone…un andamento più regolare a differenza dello scorso anno. Le piogge erano comunque intervallate a temperature alte, quindi, è stato necessario trattare con attenzione. Anni fa, specialmente in area collinare, il grano veniva raramente diserbato e trattato con fungicidi: la situazione adesso è radicalmente diversa, pena la perdita dei raccolti e della qualità.

Normalmente che rese si hanno nella sua provincia?

Mediamente, 40 quintali ad ettaro sono una resa soddisfacente per il grano duro, mentre per il tenero si arriva anche a 50 quintali ad ettaro, con punte di 60. Alcuni areali, comunque, non superano i 20-25 quintali per le caratteristiche dei suoli e del microlima; non sono zone ricche ma, magari, migliori dal punto di vista qualitativo.

Quali prospettive per il prossimo anno?

Sicuramente i prezzi non sono ancora soddisfacenti, sono partiti male un po’ in tutta Italia con l’avvio dei raccolti. Nelle nostre zone anche le previsioni di semina per la prossima campagna non sono in crescita, secondo le previsioni di operatori locali che dialogano con gli agricoltori. L’unico modo per riuscire a spuntare margini più soddisfacenti sul grano è aderire ai contratti di filiera, grazie al contributo: nelle nostre zone ormai l’80% del prodotto è ritirato dal consorzio agrario, per poi essere destinato a filiere da macina per pastifici.

Foto di Alessandro Cinughi

Autore: Azzurra Giorgio

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