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PUNTARE SULLA SALUBRITÀ DEL DURO SICILIANO

Perchè valorizzare la granella prodotta in Sicilia: le pratiche in regime biologico di Carmelo Allegra

Andiamo in Sicilia, nella provincia di Catania, per capire quali pratiche di difesa del grano duro si possono mettere in pratica nell’ambito di una filiera in regime biologico. Ci aiuta a farlo Carmelo Allegra, imprenditore agricolo di Raddusa (Catania) e componente dell’esecutivo di CIA Sicilia orientale. Con lui approfondiamo anche come è possibile valorizzare la granella di frumento duro siciliano in un contesto di mercato difficile, puntando sulla caratteristica di salubrità.

Pratiche biologiche contro malerbe e malattie fungine

La chiacchierata con Carmelo Allegra è l’occasione per approfondire quali pratiche di difesa del frumento sono messe in atto in regime biologico, in un areale come quello della Sicilia. L’imprenditore ci spiega: «la difesa dalle malerbe parte dall’epoca e dalle tecniche di semina: normalmente ritardiamo le semine e distribuiamo la semente con una densità maggiore. Tanto dipende anche dall’annata, abbiamo stagioni con infestazioni maggiori, altre con infestazioni minori. Sicuramente, a grano nato, nel corso del mese di Gennaio, entriamo in campo con un erpice strigliatore che consente di estirpare le malerbe appena nate, arrecando un disturbo minimo alle piantine di frumento».

In merito alle malattie, Carmelo Allegra prosegue: «considerando le condizioni climatiche dell’areale, una caratteristica importante del nostro grano è la quasi totale assenza di micotossine derivanti da patogeni fungini. Questo è uno dei motivi che ci hanno portato alla scelta del biologico, ovvero puntare sulla salubrità della nostra granella». Infatti il clima caldo e secco dell’areale siciliano, ci spiega Allegra, non consentono di ottenere livelli di proteine elevati, almeno quanto richiede l’industria molitoria nazionale.

Solo il 10-20% del grano siciliano può arrivare alla filiera

Il tema dell’accesso alla filiera del grano siciliano è molto rilevante, secondo Carmelo Allegra, perchè «solo il 10-20% della granella prodotta nella regione potrebbe accedere alla filiera, considerato che i livelli di proteine sono mediamente più bassi di quelli richiesti dall’industria della pasta. Questo penalizza le nostre produzioni che, invece, sono eccezionali dal punto di vista della salubrità».

Carmelo Allegra, infatti, è convinto che un sistema che punti sulla filiera nel frumento sia sicuramente la direzione giusta verso cui puntare, ma che sarebbe importante anche rivedere i criteri di valutazione della qualità. Questi dovrebbero essere adeguati alle caratteristiche qualitative dei frumenti coltivati in Italia, considerando anche gli areali meridionali come quelli della Sicilia, in cui le proteine non sono la caratteristica qualitativa principale a causa della strutturale carenza di acqua.

Il mercato penalizza il grano siciliano

Carmelo Allegra è convinto che il grano prodotto in Italia possa essere remunerato meglio, anche perchè l’industria italiana assegna un valore spesso più alto alla granella prodotta all’estero, rispetto a quella nazionale. «Bisogna puntare su un progetto di valorizzazione di medio periodo» ci dice Allegra, «sulla base di caratteristiche qualitative concrete come la salubrità. La scelta del biologico può essere un esempio per questo modello». Un ultimo appello, poi, è alla comunicazione tra molini e industriali, politici e agricoltori siciliani affinchè qualcosa cambi: non dovrebbero essere solo i produttori di frumento a sostenere il differenziale di valore che c’è tra il prezzo pagato ai coltivatori siciliani e quello che si definisce alla borsa di Foggia. «Si tratta di una forbice rilevante che, quando i prezzi sono bassi come in questo periodo, mette a rischio la sostenibilità economica delle imprese agricole della regione».

Autore: Azzurra Giorgio

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