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SALVARE IL GRANO DURO

Le proposte dall’Assessore Pentassuglia e il parere di uno stoccatore del foggiano

I prezzi del grano duro continuano ad essere troppo bassi per garantire sostenibilità economica alle aziende che decidono di seminare. I costi di produzione toccano i 1200-1300 euro/ ettaro mentre i prezzi sono scesi sotto la soglia dei 30 euro/ quintale. Si può ormai parlare di una crisi profonda, da cui sembra difficile uscire. Ha iniziato a muoversi anche la politica locale, con le istituzioni regionali: Donato Pentassuglia, Assessore all’agricoltura della Regione Puglia, ha convocato lo scorso 16 luglio le associazioni di categoria per parlarne.

L’obiettivo è stato valutare accordi e iniziative che possano sostenere il prezzo e la qualità del grano duro prodotto in Puglia, mutuando l’intesa già sperimentata in precedenza con riferimento al latte. Parole di apprezzamento sulla proposta dell’assessore Pentassuglia arrivano da CIA-Agricoltori Italiani, che si dichiara favorevole ad una iniziativa degli accordi sul latte. Il rischio, secondo CIA-Agricoltori Italiani, è l’abbandono delle terre coltivate in Puglia a frumento duro, coltura che ormai non garantirebbe reddito adeguato.

Stabilire un prezzo equo: si può?

Abbiamo parlato della crisi del grano duro e delle soluzioni proposte con Elio Lo Conte (nella foto), amministratore dell’azienda Pineta Srl, che si occupa di commercio e stoccaggio di cereali con alle spalle una storia di tre generazioni. «Sono favorevole a questo genere di strumenti» ci dice, «ma deve cambiare un po’ la mentalità di tutti gli attori della filiera. In ogni caso, ad oggi non è semplice stabilire un prezzo equo, poiché per coprire i costi ed avere un margine di utile serve, comunque, realizzare delle rese soddisfacenti. Nelle ultime annate questo non è stato poi così facile».

La proposta di ColtivaItalia

Elio Lo Conte porta alla nostra attenzione anche la proposta del governo nell’ambito del decreto cosiddetto “Coltiva Italia”. In particolare, per stabilizzare il mercato si propone un credito di imposta dal 20% al 40% per la sottoscrizione di contratti di filiera da 3 a 5 anni, con un prezzo stabilito per tutta la durata del contratto. A questo proposito, ci dichiara: «spero vivamente che ci siano industrie che accolgano questa proposta e mettano sul piatto prezzi equi. Per le imprese agricole ma anche per noi stoccatori che selezioniamo e conserviamo la granella con cura».

In conclusione, l’auspicio di Elio Lo Conte è che «queste iniziative creino filiere di valore per aumentare il reddito e che valorizzino il grano italiano e i nostri territori». Insomma, più filiera per avere più reddito e portare sulle tavole italiane più grano nazionale: le soluzioni, quindi, non sono rivoluzionarie ma richiedono l’impegno trasversale (e costante nel tempo) degli attori che costituiscono quella catena del valore che ha inizio nei campi di frumento.

Autore: Azzurra Giorgio

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