siccità intesa
Home » D.M. SICCITA’: MA QUALE INTESA?

D.M. SICCITA’: MA QUALE INTESA?

Il parere delle associazioni di agricoltori sul Decreto Siccità 2024

Il MASAF (Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste) ha pubblicato il decreto del 23.12.2024 che contiene le modalità di esecuzione del regolamento (UE) 2024/2675, allo scopo di fornire un sostegno finanziario di emergenza per le aziende agricole danneggiate da eventi climatici avversi. Parliamo del cosiddetto “Decreto Siccità” che, in base all’ultima intesa, prevede l’erogazione di ristori ad aziende collocate in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia per compensare i danni subiti nel primo semestre nel 2024 a causa dell’eccezionale siccità.

L’importo complessivo dei ristori è di 112,2 milioni di euro, a disposizione di quelle aziende che hanno subito un danno superiore al 30% in termini di perdita di produzione. Il livello di riferimento è quello degli standard di produttività, rispetto al quale ogni azienda si potrà collocare nella fascia di calo produttivo tra il 30 e il 50%, tra il 50 e il 70% e oltre il 70%. Ad ogni fascia si applicherà un diverso coefficiente per calcolare il valore del ristoro; le superfici considerate sono quelle investite a seminativo e presenti nel fascicolo aziendale alla data del 15 maggio 2024. Il Ministero ha affidato agli organismi pagatori il compito di occuparsi dell’istruttoria, con procedure amministrative ridotte e pagamenti automatici: questi ultimi dovranno essere effettuati entro il 30 aprile 2025.

Il Ministero ha pubblicato l’elenco dei comuni che sono stati individuati all’interno delle aree colpite, entro cui dovranno rientrare le aziende che potranno ricevere il sostegno.

Ma cosa ne pensano le associazioni di agricoltori? Abbiamo chiesto il parere ai sindacati locali di alcune regioni identificate nel decreto: abbiamo raccolto numerosi dubbi e tanta incertezza, oltre allo sconcerto derivante dalla mancanza, nella lista dei comuni, di aree effettivamente colpite da elevati danni per siccità.

Decreto siccità: ma quale intesa?

Emilio Vesia, Presidente Regionale Basilicata LiberiAgricoltori, ci tiene a sottolineare che la sua associazione ha denunciato, prima in assoluto, la gravità del problema siccità già nel marzo 2024,  chiedendo alle istituzioni immediate azioni per impedire il peggio. Emilio Vesia ci racconta: «avevamo aziende in zone interne dove i semi non erano nemmeno germinati per la assoluta secchezza e aridità del terreno. C’erano allevamenti allo stato brado, che avevano difficoltà di pascolamento. Gli allevatori alle stalle non se la passavano certo meglio, con l’aumento dei costi del fieno e della paglia. Avevamo visto lungo, ma avevamo paura che quello fosse solo l’inizio. Sempre abbiamo chiesto il confronto e il supporto delle Istituzioni ma, a livello regionale, non abbiamo avuto una risposta celere e fattiva come ci aspettavamo».

Il commento del Presidente Regionale Basilicata LiberiAgricoltori sul decreto non è positivo: «Noi agricoltori lucani ci chiediamo quando sia stata effettivamente raggiunta l’intesa di cui parla il  DM e come mai le Regioni abbiano accettato il contenuto. Infatti, è palese il trattamento discriminante che si è creato a livello territoriale, con comuni che nulla hanno avuto a che fare con la calamità ma con una semplice cattiva annata e che sono rientrati nel decreto, mentre altri comuni che hanno subito pesantemente gli effetti calamitosi ne sono rimasti fuori. Ad esempio, un comune lucano è rientrato con il 70% del danno, mentre a quelli limitrofi non è riconosciuto un calo produttivo di nemmeno il 30%».

Discriminazione nelle colture ammesse

Oltre a ritenere alquanto anomale le scelte territoriali presenti nel decreto, Emilio Vesia ci dichiara che l’associazione LiberiAgricoltori si sarebbe aspettata di poter almeno ricevere una prima visione della bozza, per analizzarla con gli occhi di chi vive i campi e conosce il territorio. E aggiunge: «abbiamo anche portato all’attenzione degli Assessorati un’altra importante discriminazione, questa volta sulle colture: alcune sono inspiegabilmente escluse, altre ammesse, e non capiamo secondo quale ratio il Ministero le abbia individuate. È il caso, ad esempio, del favino e del trifoglio, colture molto vocate e molto estesamente coltivate nell’areale meridionale anche per via delle rotazioni imposteci dalla UE».

L’associazione LiberiAgricoltori, per voce del Presidente lucano Emilio Vesia, chiede chiarezza e ha sollecitato una risposta istituzionale, ottenendo di incontrare l’Onorevole La Pietra per discuterne nel dettaglio. In particolare, tanti dubbi sono anche riferiti alla possibilità di cumulo di questi ristori con i sostegni previsti da altre misure, ad esempio Agricat. L’associazione chiede, dunque, una revisione puntuale, nonostante i tempi strettissimi richiesti dalla rendicontazione alle UE.

Autore: Azzurra Giorgio

Puoi seguirci anche sui social, siamo su Facebook, Instagram Linkedin

Iscriviti alla nostra Newsletter e al servizio Whatsapp!

Cliccando "Accetto le condizioni" verrà conferito il consenso al trattamento dei dati di cui all’informativa privacy ex art. 13 GDPR.

Informativa sulla Privacy

Informativa sulla Privacy - WhatsApp

* Campo obbligatorio