In questi giorni di trebbiatura del grano duro in Sicilia, i primi dati di resa riportati dai cerealicoltori sono davvero drammatici. Abbiamo parlato con Mario Dilena, agricoltore di Mussomeli, in provincia di Caltanissetta, che ha iniziato a trebbiare un paio di giorni fa: «stiamo registrando valori intorno ai 10 quintali per ettaro, quando mediamente registriamo 40 quintali. Come mi aspettavo, però, il contenuto proteico varia tra il 12 e il 13%, rispetto a massimi del 10-11% in annate buone; anche il peso specifico è buono». Una situazione comune ad altre parti della Sicilia dove la mancanza di piogge si associa a temperature particolarmente elevate, con una media di 1,67 gradi superiore a quella degli ultimi 200 anni secondo i dati Isac CNR. Le associazioni di agricoltori dichiarano cali che arrivano anche al 100% nei cereali e foraggi, con aziende che preferiscono non effettuare la raccolta.
Alcune piante non hanno raggiunto la spigatura
Dilena ha un’azienda cerealicolo-zootecnica di circa 100 ettari e una settantina di capi da carne in un’area, quella della Sicilia centrale, storicamente vocata alla coltivazione del grano duro: nel 2023 ha seminato circa il 30% a duro e ci dichiara di esserne contento, considerata l’evoluzione negativa della stagione per questa coltura. «Mentre nel periodo delle semine è piovuto» ci dichiara, «dall’autunno alla primavera non si è vista una goccia d’acqua e il grano ne ha risentito. Alcune piante non sono neanche arrivate a spigatura e nei campi si vedono chiazze di terreno scoperto. Molti agricoltori siciliani hanno preferito non trebbiare per la scarsità di prodotto e, quindi, non avere ulteriori costi che non avrebbero coperto». L’agricoltore ci ha mandato qualche foto delle piante in fase di raccolta, le vedete qui di seguito.
Quest’anno con il duro non copriamo le spese
Oltre all’andamento climatico, la stagione è stata particolarmente difficile anche per la situazione del mercato. Mario Di Lena (nella foto a sinistra) ci dice: «veniamo da due annate particolarmente difficili: l’anno scorso le abbondanti piogge a fine stagione hanno alterato la qualità e i commercianti hanno deprezzato fortemente il prodotto. Quest’anno, invece, le rese sono troppo basse per permetterci di coprire i costi, con questi prezzi”. E prosegue: “ho provato con i contratti di filiera per i diversi anni ma non ho trovato vantaggi per la mia azienda: in queste zone gli agricoltori si rivolgono ai commercianti che distribuiscono ai diversi molini. In ogni caso, sono le importazioni a determinare i livelli dei prezzi del nostro prodotto».
Autore: Azzurra Giorgio
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