Prosegue l’intervista ad Emilio Vesia (nella foto), cerealicoltore lucano della collina materana (leggi la prima parte). Emilio Vesia è anche Presidente regionale per la Basilicata per la Confederazione Italiana Liberi Agricoltori.
Emilio Vesia, lei e gli agricoltori della sua zona aderite alle filiere?
«Si, lo facciamo. Un esempio di filiera a cui sui aderisce qui nella collina materana è quella di Pasta Armando. Ce ne sono anche altre che fanno poi capo a pastifici artigianali».
Riuscite, con la filiera, ad avere remunerazioni migliori?
«Sicuramente è positivo che il contratto di filiera consenta al cerealicoltore di avere un premio aggiuntivo, se il prodotto ha le caratteristiche richieste dal disciplinare. Il problema, però, è sempre lo stesso, ovvero che il prezzo di riferimento è quelle delle importazioni che arrivano dall’estero. Non si riesce, quindi, mai a coprire il valore del costo di produzione: questo è un tema su cui ci stiamo battendo da sempre. Questo valore dovrebbe essere certificato da Ismea e dovrebbe essere il prezzo di partenza, altrimenti anche il premio di 4-5 euro che la filiera garantisce (in caso di prodotto di qualità), non è conveniente per noi agricoltori. Insomma, il rischio della filiera non dovrebbe essere tutto sopportato dai produttori di granella, anche perchè il rispetto del disciplinare imposto dal contratto ha un suo costo… oltre al fatto che tutti i costi di produzione sono lievitati negli ultimi anni».
Parliamo dei recenti aumenti di prezzo e delle notizie di siccità negli areali russo-ucraini: che effetto avranno?
«Sono tanti anni che in questo periodo dell’anno, periodo di preparazione alle semine, ci sono movimenti di rialzo dei mercati…quasi a voler spingere i cerealicoltori a seminare: sembra quasi uno “specchietto per le allodole”. Forse destinato a garantire la produzione per il Made in Italy che non può, certo, mancare…
D’altra parte, con i prezzi che sono scesi in pochi anni a meno di 30 euro/ quintale dai 45 di pochi anni fa, gli agricoltori ci stanno riflettendo bene: non è sostenibile che il rischio ricada tutto sulle loro spalle, senza nessuna leva nè garanzia di remunerazione dei mezzi di produzione».
CUN e Granaio Italia potranno portare un cambiamento?
«Sono scettico: la nostra Confederazione è anche presente con un rappresentante nella CUN, ma non credo che possa essere determinante. Stessa cosa per Granaio Italia: i produttori si scontreranno sempre con gli interessi dei mulini e dei pastifici che vogliono mantenere i prezzi di approvvigionamento bassi, legati alle importazioni. Noi, invece, ci battiamo per un prezzo garantito, riferito al costo di produzione».
Perchè i cerealicoltori non riescono a portare avanti i loro interessi?
«Sicuramente i cerealicoltori non riescono a fare massa critica, non c’è coesione da parte di tutte le associazioni: purtroppo le associazioni maggioritarie non hanno rappresentato realmente gli interessi dei produttori per tanti anni…e questo problema sta venendo fuori. c’è malcontento nella base degli agricoltori. Se ci fosse la volontà da parte di tutti, anche in Italia ci sarebbe già un prezzo minimo garantito per la vendita di frumento; anche perché in Italia sono vietate le vendite sotto costo solo tra privati, ma non se una abominevole deroga viene applicata nel caso di prodotti conferiti a cooperative e OP».
Foto di Emilio Vesia.
Autore: Azzurra Giorgio
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