Le micotossine rappresentano i contaminanti tra i più insidiosi per la qualità della granella di frumento, ne abbiamo parlato con il Prof. Amedeo Reyneri: sono causa di problemi di carattere sanitario che sono sotto la lente dell’Unione Europea e delle filiere di trasformazione.
Di cosa si tratta
Parliamo di contaminanti naturali, nel caso del frumento prodotti da funghi del genere Fusarium: il principale è il DON (deossinivalenolo), la cui presenza è stata rilevata anche nel 16% delle partite esaminate nei controlli ufficiali degli scorsi anni (2016), mentre per le tossine T-2 e HT-2 non sono normalmente rilevate criticità in termini di concentrazione.
Le normative europee hanno per la prima volta imposto limiti di contaminazione con il Reg. 1881/ 2006 e, ad oggi, la massima concentrazione per il DON è di 1250 ppb, con valori più stringenti per il baby food. Anche gli attori della filiera produttiva hanno, ovviamente, posto limiti di contaminazione attraverso i disciplinari di produzione: gli agricoltori sono tenuti a fornire granella con valori entro le soglie previste, pena il declassamento del prodotto da categoria food a feed, con destinazione mangimistica, se non a valorizzazione energetica nei casi peggiori, con il massimo deprezzamento della produzione.
I fattori predisponenti la diffusione dei funghi tossigeni responsabili, poi, sono spesso fuori dal controllo degli agricoltori: condizioni di elevata umidità e temperatura, stress idrico e infestazioni da malerbe e di insetti sono determinanti nella severità delle contaminazioni. D’altra parte, varietà sensibili al Fusarium, pratiche colturali rischiose e inadeguati interventi di difesa con fungicidi sono elementi su cui i coltivatori possono agire senza grandi complessità
Le linee guida per il controllo
Ne abbiamo parlato con il Prof. Amedeo Reyneri, docente di Agronomia e Coltivazioni erbacee all’Università di Torino, coordinatore il gruppo di lavoro che nel 2016 ha prodotto le Linee Guida per il controllo delle micotossine nella granella di mais e di frumento nell’ambito del progetto RETI 2020 del MASAF (fino allo scorso anno MIPAAF). Il documento, aggiornato nel 2021, è uno strumento di grande utilità per gli agricoltori e per i produttori, in quanto illustra le criticità e gli interventi possibili allo scopo di ridurre la probabilità di incorrere in elevate contaminazioni da micotossine nella granella, il tutto con finalità operative, in campo e in conservazione. Le linee guida, dunque, sono anche destinate ad arricchire i disciplinari di produzione proposti dalla filiera a valle e adottati dai coltivatori.
Il Prof. Amedeo Reyneri ci ha sottolineato come «tra le contaminazioni quella da micotossine è certamente la più grave dal punto di vista commerciale e rappresenti un problema per tutti gli attori del mercato. (…) I limiti di legge sono abbastanza stringenti e non è infrequente che siano superati. In questi casi, le operazioni di pulizia della granella prima e dopo lo stoccaggio non sempre sono sufficienti: occorre partire da tecniche di coltivazione preventive o agronomiche capaci di ridurre la probabilità della presenza delle muffe responsabili. Si tratta di tecniche assolutamente applicabili e perseguibili, senza eccessiva complessità».
Cosa ci attende?
Il Prof. Amedeo Reyneri ha proseguito con una riflessione su questo momento storico: «La DG Sanco della Commissione Europea ha intenzione di ridurre ulteriormente i valori soglia di contaminazione da micotossine per i prodotti alimentari. Questo è oggetto di forte discussione perché tutte le nazioni europee, incluse quelle del centro Europa (che, per condizioni climatiche, sono anche più a rischio del nostro paese), sono restie a vedere abbassato il livello, cosa che accrescerebbe le problematiche di commercializzazione nelle annate sfavorevoli. Per molti attori, quindi, è importante quanto meno rallentare il processo di ulteriore riduzione dei limiti, consapevoli che si dovrà essere pronti a confrontarsi con limiti più severi, seppur in un arco temporale di almeno 4-5 anni».
Amedeo Reyneri ha sottolineato, però, che nel processo decisionale hanno rilevanza le indagini che sta svolgendo EFSA, la quale ha il ruolo di valutare il livello di esposizione al rischio dei consumatori europei. A questo proposito, ha concluso: «occorre abbassare i limiti, per tutti o per alcune categorie? E’ certo che, ad oggi, due sono le categorie che con i limiti attuali potrebbero essere esposti ad un maggiore rischio: ci si riferisce ai giovani in età pre-adolescenziale e agli anziani, soggetti che presentano maggiori sensibilità e che, come i bambini, potrebbero vedere abbassati i valori soglia nel prossimo futuro. La riflessione, quindi, è se occorra abbassare i limiti o creare categorie specifiche aggiuntive rispetto al baby food».
Il tema delle contaminazioni naturali, inoltre, non è molto sentito dall’opinione pubblica, la cui attenzione si concentra più su contaminanti xenobiotici (ovvero non naturali), provenienti da residui di agrofarmaci. Come ricorda il prof. Reyneri, però, «la probabilità su frumento di avere residui di agrofarmaci non a norma è molto inferiore all’1%, mentre quella di contaminazioni da micotossine può in talune circostanze superare anche il 20% delle partite in certi areali e in annate particolarmente sfavorevoli».
Nelle settimane seguenti approfondiremo le misure di gestione e controllo indicate nelle Linee guida del Ministero, in particolare in termini di gestione preventiva/ agronomica, scelta varietale e controllo nelle operazioni post-raccolta.
Il documento delle linee guida è scaricabile dal sito del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (MASAF) al seguente indirizzo: https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/9703
Autore: Azzurra Giorgio