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TRITICALE PROTAGONISTA

Come sta cambiando la domanda di sementi secondo Alberto Braghin: il ruolo del biometano

La campagna sementiera 2025 registra una novità importante: l’ingresso deciso del biometano tra i fattori che influenzano le scelte colturali. A dirlo è Alberto Braghin, agronomo specializzato in sementi per cereali autunno-vernini destinati alla zootecnia e alla produzione di biomassa. «Il fenomeno del biometano — spiega — comincia a essere impattante sul territorio e sulla domanda di prodotti. Aumenta la richiesta di biomassa, in particolare di triticale».

Il triticale: rustico, produttivo e strategico

Il triticale, (× Triticosecale) ibrido artificiale intergenerico ottenuto dall’incrocio tra specie dei generi Secale e Triticum, si sta rivelando una coltura chiave per le nuove filiere del biometano. Uno dei suoi principali vantaggi è legato alla elevata rusticità, per cui la pianta richiede pochissimi interventi, come le concimazioni, in particolare rispetto al frumento. La produttività, poi, è sostanzialmente garantita. «Garantisce produzioni sull’ordine dei 400 quintali per ettaro, con un trend tra 450 e 550», osserva Braghin, «a costi molto inferiori». La raccolta ,anticipata a fine maggio, consente inoltre di andare a seminare colture di secondo raccolto come il sorgo, il mais o la soia, rendendolo perfetto per i sistemi agro-zootecnici, ad esempio del Nord Italia.

Il biometano spinge nuove filiere agricole

Molti impianti di biogas stanno riconvertendo la produzione verso il biometano, sostenuti anche dai fondi PNRR. Secondo Braghin, «si stanno creando vere e proprie filiere territoriali: le grandi società energetiche o i grandi gruppi finanziari, che hanno investito in progetti di grandi dimensioni, hanno necessità di biomassa per alimentare gli impianti. Si affidano agli agronomi per garantirsi approvvigionamenti costanti, aderenti alla dieta prevista nelle autorizzazioni». Entro il 2026 si prevedono circa 800 impianti in Italia, due terzi concentrati al Nord. «È una rivoluzione silenziosa», conclude, «che darà al triticale un ruolo da protagonista».

Gli agricoltori che aderiscono ai contratti di approvvigionamento di questi nuovi impianti possono assicurarsi un prezzo di vendita garantito per almeno 3 anni, nella maggior parte dei casi. Anche i prezzi sono interessanti: per triticali e frumenti da foraggio, secondo quanto riportato a Grano Italiano, si possono spuntare prezzi sull’ordine dei 35 euro/ ton, pianta in piedi.

Autore: Azzurra Giorgio

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