urea industria
Home » DIVIETO UREA: CHE FA L’INDUSTRIA?

DIVIETO UREA: CHE FA L’INDUSTRIA?

Cosa fa l’industria di fronte al divieto di impiego del fertilizzante azotato più diffuso

Con il Decreto del Consiglio dei Ministri del 20 giugno 2025 è stato approvato il Piano di azione nazionale per il miglioramento della qualità dell’aria. La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale è del 2 agosto 2025. Il decreto approva formalmente il Piano d’azione allegato che prevede la partecipazione coordinata di amministrazioni centrali, regionali e locali: il piano copre una durata iniziale di 24 mesi dalla pubblicazione, con possibile proroga fino a ulteriori 24 mesi. Il contenuto si articola in 5 ambiti di intervento, ovvero: Misure trasversali, Agricoltura, Mobilità, Riscaldamento civile, Misure complementari.

Ricordiamo che il Piano è stato adottato in virtù delle sentenze della Corte di Giustizia europea legate al superamento sistematico dei limiti di PM10, NO₂ e PM2.5. Lo scopo è allineare le politiche ambientali italiane alla normativa UE. La governance del Piano, articolato complessivamente in una trentina di azioni, è in capo ad una cabina di regia presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Azione 1: urea vietata

L’Azione 1 nell’ambito dell’Agricoltura è relativa al divieto di impiego dell’urea come fertilizzante nelle regioni del Bacino Padano, ovvero Veneto, Emilia-Romagna, Lombardia e Piemonte. Dopo un rinvio già approvato, per ora il divieto entrerà in vigore dal 1° gennaio 2028. Sono il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) e il Ministero dell’Agricoltura (MASAF) a dover elaborare la normativa attuativa del divieto nelle regioni interessate. Il termine è fissato in 180 giorni. A questo proposito, si prevede l’incentivazione per l’impiego di altri fertilizzanti sia organici, sia di sintesi alternativi all’urea.

Le altre azioni, poi, si riferiscono alla promozione degli inibitori della nitrificazione, anch’essi aventi un ruolo per lo scopo di ridurre le emissioni (azione 2), agli incentivi in materia di attrezzature per lo spandimento (azione 3), ai progetti di ricerca sui trattamenti innovativi per la gestione degli sfalci di potatura, del digestato agrozootecnico e agroindustriale e degli effluenti zootecnici (azione 4). L’azione 5, infine, è relativa all’incentivo alla concimazione a rateo variabile.

Cosa fa l’industria dei fertilizzanti

Cosa ne pensa e cosa sta facendo l’industria dei fertilizzanti? Grano Italiano lo ha chiesto a Diego Guarise, tecnico agronomo di ICL Italy Srl Milano: “ad oggi le aziende del settore stanno alla finestra ad aspettare: sono fondamentali le misure attuative che arriveranno entro 180 giorni” ci dichiara. E prosegue: “capiremo bene come le autorità gestiranno il divieto di impiego dell’urea nel Bacino Padano nel concreto, oltre a quali proposte portate avanti dalle associazioni di categoria verranno accettate”. Diego Guarise conclude: “per adesso c’è una grande incertezza. L’unica cosa di cui siamo sicuri è che l’agricoltura italiana della pianura padana sarà penalizzata da un aumento ingiustificato dei costi. I benefici in termini di emissioni in atmosfera non saranno rilevanti, a differenza dei problemi che le aziende agricole dovranno affrontare”.

Il dubbio sui controlli

Diego Guarise ci dichiara anche che una delle preoccupazioni maggiori, tra i produttori/distributori di fertilizzanti ma anche tra gli agricoltori, riguarda le modalità con cui si espleteranno i controlli sui divieti. Ancora una volta saranno le misure attuative a chiarire i dubbi su come si verificherà che l’urea venga impiegata solo al di fuori del Bacino Padano. Ci saranno dei controlli sui canali commerciali o, ancora una volta, si impiegheranno tecnologie satellitari?

Per ora, le proposte delle associazioni di categoria, ci spiega Diego Guarise, riguardano non solo gli incentivi all’impiego di fertilizzanti alternativi, ma anche la possibilità di impiegare urea protetta chimicamente o fisicamente, oppure con interramento immediato. “Di certo”, conclude il tecnico, “le grandi colture cerealicole della Pianura Padana, in primis il riso, saranno danneggiate fortemente. Per il mais, poi, stiamo assistendo ad un vero e proprio controsenso. Da un lato le istituzioni spingono per l’estensione delle superfici, dopo le importanti contrazioni degli ultimi anni. Dall’altro, il divieto all’uso dell’urea creerebbe danni enormi alla maiscoltura italiana che dovrebbe, così, rinunciare ad uno strumento fondamentale per la sua produttività”.

Autore: Azzurra Giorgio

Puoi seguirci anche sui social, siamo su FacebookLinkedin e Instagram

Iscriviti alla nostra Newsletter e al servizio Whatsapp!

Cliccando "Accetto le condizioni" verrà conferito il consenso al trattamento dei dati di cui all’informativa privacy ex art. 13 GDPR.

Informativa sulla Privacy

Informativa sulla Privacy - WhatsApp

* Campo obbligatorio