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I CUSTODI DELLE VARIETA’ PUGLIESI

Il progetto SaveGrain CER recupera e mette a disposizione degli agricoltori le varietà autoctone pugliesi

Come poter recuperare e salvaguardare “lo scrigno di agrobiodiversità” rappresentato dalle varietà di frumento autoctone del territorio pugliese, a rischio di estinzione ma anche di grande interesse per il mercato dei cosiddetti “grani antichi”? Il progetto SaveGrain-CER, supportato da Regione Puglia, coordinato dal CNR e a cui partecipano anche l’Università di Bari, il CREA e diverse aziende agricole, si pone questi obiettivi, insieme a quello di rendere disponibili la semente delle popolazioni recuperate per consentirne l’uso da parte degli agricoltori. In questo articolo approfondiremo le attività del progetto e i risultati raggiunti ad oggi, con l’aiuto di Gaetano Laghetti, coordinatore del progetto e curatore della Banca del Germoplasma dell’Istituto di Bioscienze e Biorisorse dello stesso Consiglio Nazionale delle Ricerche. (Sito web del progetto: https://savegrain-cer.com/)

Il progetto SaveGrain-CER

Le varietà locali di cereali, selezionate nel tempo dagli agricoltori pugliesi e adattatesi alle condizioni climatiche della regione Puglia, sono oggi minacciate dall’erosione genetica a causa della sostituzione con cultivar moderne ad alta resa. E’ questo il motivo per cui la Regione Puglia sostiene il progetto SaveGrain-CER, dal titolo “Biodiversità dei cereali antichi pugliesi per la sostenibilità e la qualità”, nell’ambito del programma PSR Puglia.

Il progetto, avviato nell’ottobre del 2022 per la durata di 3 anni, si pone gli obiettivi di raccogliere e conservare le varietà locali di cereali pugliesi, effettuare valutazioni morfologiche, genetiche e bio-agronomiche sulle varietà, identificare quelle più promettenti per la produzione di farina e prodotti finiti da immettere sul mercato, attraverso panel test e consumer test. Scopo finale, quindi, è anche dimostrare la sostenibilità e la convenienza di investire in queste varietà tradizionali più pregiate che tanto interesse stanno ottenendo sul mercato nazionale e internazionale.

I ricercatori si stanno impegnando nell’analisi di informazioni storiche, nella raccolta di materiale riproduttivo da parte di agricoltori locali, nella conservazione ex situ e on farm (presso campi di raccolta, banche dei semi, agricoltori custodi), ma anche nella caratterizzazione morfologica e genetica delle varietà, oltre che di quella agronomica e qualitativa. Le varietà, quindi, potranno essere reinserite nelle attività di coltivazione e iscritte nel Registro Regionale e nel Registro Nazionale delle varietà, dove gli agricoltori potranno analizzarle per poi fare richiesta di quantitativi di semente in caso di interesse. Fino ad oggi, i ricercatori hanno già identificato e recuperato una trentina di varietà di cereali.

Di seguito il link all’anagrafe regionale pugliese: https://filiereagroalimentari.regione.puglia.it/agrobiodiversit%C3%A0-registro-regionale

Mappa dei principali siti di ritrovamento di landraces di cereali

L’importanza delle varietà autoctone

Abbiamo chiesto a Gaetano Laghetti, coordinatore del progetto, perchè queste varietà rappresentano una chiave nel mercato attuale del frumento, sia in termini commerciali che per la gestione delle difficoltà ambientali, anche legate alla variabilità climatica. Gaetano Laghetti ci spiega che «alcune della varietà recuperate hanno un interesse commerciale e sono ritenute di pregio: producono meno rispetto alle varietà moderne ma, dal punto di vista qualitativo, sono superiori. Altre varietà, invece, sono state nei decenni accantonate dagli agricoltori perchè erano effettivamente più scadenti: queste sono, comunque, interessanti e vengono raccolte poichè rappresentano un serbatoio di geni per poter migliorare le varietà più moderne».

Il recupero è giustificato «anche solo per un gene della resistenza contenuto in una particolare varietà antica, sebbene non più di interesse commerciale: sfruttare una resistenza genetica naturale, infatti, offre una opportunità per trasferire questa caratteristica in cultivar moderne e, ad esempio, ridurre l’impiego di fitofarmaci verso una particolare avversità. Le varietà locali, cosiddette landraces, sono state, infatti, selezionate nel tempo dagli agricoltori e sono particolarmente adattate all’ambiente dove per tanti anni sono state coltivate. Esse sono in equilibrio con l’ambiente e, per tali motivi, negli areali dove le abbiamo reperite sono consigliate per la resistenza ai cambiamenti climatici ma, anche, alle fitopatie più comuni».

L’articolo proseguirà domani con le informazioni sulla disponibilità della semente per gli agricoltori e la descrizione di alcune delle varietà di frumento recuperate.

Fonte immagini: progetto SaveGrain CER

Autore: Azzurra Giorgio

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