Anche al Sud Italia si avvicina il periodo delle semine e la programmazione è già pronta. Almeno per quei cerealicoltori che proseguiranno a seminare frumento duro. Sono in tanti, infatti, a scegliere colture vernine alternative, come l’orzo, oppure a decidere di lasciare i terreni incolti in attesa di tempi migliori. Leggi il racconto dell’esperienza dei cerealicoltori materani.
Quella attuale, per i coltivatori di grano duro, è una fase di profonda incertezza. I motivi si ritrovano nelle delusioni che hanno dato i mercati negli ultimi anni, ma anche nella complessità che deriva dalla variabilità meteorologica. Al Sud è soprattutto la forte siccità a preoccupare, nella consapevolezza che la speranza delle piogge non può sostenere il bilancio delle aziende cerealicole.
Quali sono, quindi, le ragioni che spingono i cerealicoltori a continuare a seminare grano duro? Quali sono le varietà che possono garantire redditività e successo, anche in condizioni ambientali difficili? Lo abbiamo chiesto a tre agricoltori del Sud Italia che coltivano frumento duro in Campania, Puglia e Sicilia. I contratti di filiera, e le condizioni che la stessa richiede, sono un motivo importante che guida le scelte di chi vi aderisce, ovviamente. Fondamentale, poi, risulta essere la capacità della varietà di resistere agli stress ambientali e di garantire risultati adeguati. In particolare in periodi difficili come quelli di questi anni.
In Campania: varietà per la filiera della pasta
Abbiamo parlato con Gennaro Masiello, cerealicoltore che gestisce una azienda agricola multifunzionale nella provincia di Benevento. Qui coltiva circa 60 ettari a frumento duro, oltre a tabacco e vite. Per la prossima stagione seminerà la varietà Marco Aurelio che, ci dice «ha dimostrato una buona adattabilità ai miei terreni e garantisce le caratteristiche adeguate alle necessità della filiera di cui faccio parte, quella della pasta Rummo». Anche nella stagione 2023-24, quando almeno fino a Maggio i campi hanno sofferto la siccità, “questa varietà mi dato una buona resa e buone caratteristiche qualitative». E conclude: «negli anni ne ho provate anche altre, ma sto proseguendo con questa che mi garantisce un buon compromesso tra resa e qualità».
In Puglia c’è chi non ha la forza per seminare
La difficile situazione della Puglia ci viene presentata da Giannicola Caione, presidente dell’OP Con.Cer e cerealicoltore della zona del Tavoliere, nel foggiano. «Nelle nostre zone il problema più grande è quello della siccità: dopo due annate disastrose continua a non piovere in maniera sufficiente. C’è qualcuno che ha già iniziato a preparare i terreni ma sono in tanti a non avere la forza economica per seminare».
Nei suoi campi, forte dell’osservazione di numerose prove sperimentali in virtù della collaborazione con Horta, semina varietà che: «sono in grado di offrire una buona produzione ma hanno anche caratteristiche qualitative interessanti. Tra queste quella che sto coltivando ormai da cinque anni è Leondur: si tratta di una varietà che nel nostro territorio e nelle zone limitrofe si è dimostrata la più performante, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo in grado, dunque di soddisfare sia le esigenze produttive che di mercato».
Abbiamo chiesto a Giannicola Caione in che modo gli agricoltori pugliesi possano trovare nuove fonti di redditività. Ci risponde: «l’OP Con.Cer., partecipando a progetti di ricerca a livello Europeo, Nazionale e Regionale e grazie a collaborazioni con centri di ricerca, aziende di servizi in agricoltura ed istituti di formazioni, ha l’obiettivo di migliorare la redditività, competitività e sostenibilità delle aziende cerealicole pugliesi. Questo attraverso la messa a punto di varietà e di tecniche colturali tali da massimizzare le performance di coltivazione.
Ad esempio, il convegno finale del progetto INNOVALEGUMI, finanziato dalla regione Puglia grazie alla Misura 16.2 del PSR-Puglia e che ci ha visto coinvolti come Capofila di progetto, mostra risultati interessanti. Dal punto di vista agronomico, mediante l’introduzione di nuove varietà e tecniche di coltivazione. Ma anche dal punto di vista merceologico grazie ad attività legate all’utilizzo di macchine per il gluten free e la realizzazione di nuovi prodotti a largo consumo derivate da leguminose. Ciò consentirebbe la realizzazione di nuove filiere e valorizzazione di nuovi prodotti in grado di garantire reddito alle aziende agricole del territorio».
In Sicilia si prova a resistere alla siccità
Chiudiamo il nostro viaggio arrivando in Sicilia, in particolare in provincia di Agrigento. Qui Giovanni Giacone Starrabba dedica il 60% delle superfici della sua azienda ai cereali. Ci dichiara: «tra le varietà che quest’anno si semineranno in Sicilia (e che prenderò in considerazione di seminare anche nella mia azienda) è possibile notarne alcune in particolare che meglio, si ipotizza, possano garantire un buon risultato finale. Tra queste una varietà che sicuramente verrà molto utilizzata è l’Antalis che garantisce buone produzioni sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo ed è molto indicata su terreni di qualità elevata. Altre varietà molto usate sono l’Iride o il Core note per le abbondanti produzioni.Ancora una è il Simeto che offre una buona adattabilità e flessibilità».
Infine, conclude riferendosi all’andamento siccitoso degli ultimi due anni. «Il Furio Camillo è noto ed usato in quanto garantisce un buon peso specifico e potrebbe adattarsi meglio ad annate connotate da fattori meteorologici avversi che purtroppo si verificano nel nostro periodo storico. Mi riferisco al momento di grave siccità che ha caratterizzato l’annata 2023/ 2024 in Sicilia. Si spera per quest’anno in un’inversione di tendenza per consentire lo svolgimento corretto delle pratiche agricole legate alla coltivazione dei cereali e di tutto il comparto agricolo, in generale. Se questi cambiamenti climatici dovessero diventare strutturali sarebbe molto complesso riuscire a portare avanti le nostra colture tradizionali».
Autore: Azzurra Giorgio
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