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VIAGGIO IN SICILIA 2

Giovanni Giacone Starrabba ci porta nel Belice

Abbiamo parlato di grano e PAC con Giovanni Giacone Starrabba, Dirigente di Confagricoltura Agrigento e cerealicoltore. La sua azienda, a Santa Margherita di Belice (Agrigento), dedica il 60% delle superfici a cereali, in particolare frumento duro. Gli altri terreni sono coltivati a lenticchie, ceci e altre colture azotofissatrici utili anche nell’avvicendamento colturale.

Quanto la PAC influenza le vostre scelte aziendali?

I nostri piani colturali sono influenzati ampiamente dalla Politica Agricola Comune, poichè ormai i costi di gestione e degli input vanno ad eguagliare i ricavi. Mentre il prezzo del grano varia di frequente, i costi per l’agricoltore restano elevati per lunghi periodi di tempo, rendendo poco conveniente coltivare.

Che soluzioni potrebbero esserci?

I contratti di filiera non sono una soluzione, perchè si rifanno sempre a prezzi medi di mercato. Si potrebbe avere una sorta di aggancio al prezzo allo scaffale, questo perchè il differenziale tra il valore all’origine delle produzioni e quello a valle della filiera è molto elevato. Se anche una piccolissima parte del valore allo scaffale fosse trasferito all’agricoltore, la filiera non ne risentirebbe ma il vantaggio per l’agricoltore sarebbe impressionante. Ad oggi c’è una sproporzione enorme tra il valore del prodotto all’origine e quello allo scaffale.

Cosa chiede all’Europa per rinnovare la PAC?

E’ fondamentale partire dal concetto di sostenibilità economica per l’azienda agricola. Prendiamo gli ecoschemi ad esempio: le norme sono poco chiare e farraginose: chiediamo che siano semplificate e, soprattutto, riscritte in modo che siano attuabili anche nei nostri territori. Non si può pensare che regole del genere siano adeguate a tutte le latitudini del nostro paese. Poi, serve una sburocratizzazione: noi agricoltori siamo ormai confinati in ufficio alla ricerca di soluzioni per una burocrazia soffocante. Infine, servono aiuti alle aziende per affrontare le variazioni climatiche a cui assistiamo in questo periodo storico.

E a livello nazionale?

Ci vorrebbe un intervento chiaro in favore degli agricoltori del Governo, ad esempio sulle importazioni selvagge da paesi terzi: dovrebbero essere tracciate adeguatamente e controllate in termini di tossicità delle partite importate. Si dovrebbe garantire una concorrenza leale attraverso l’imposizione delle medesime regole anche a chi produce extra UE. Pensiamo, poi, al taglio degli incentivi al gasolio agricolo: c’è un rinvio al 2026, ma non siamo molto lontani! Se all’agricoltore non offri più l’incentivo, di certo non potrà fare a meno del gasolio, lo acquisterà comunque per poter produrre…ad oggi non ci sono alternative tecnologiche valide…

In generale, una nuova filosofia…

Si, bisogna fare una politica comunitaria basata sulla logica e calata sulla realtà del territorio, sempre nel rispetto della sostenibilità delle aziende agricole; ovviamente guardando all’ambiente, di cui noi agricoltori siamo custodi. Il settore primario è una voce di PIL importantissima e va tutelata. Ma senza un riscontro economico, come fa a vivere l’agricoltore? E’ custode del territorio ma deve pur sempre produrre reddito per essere retribuito equamente e, al tempo stesso, riuscire ad investire, progredire e trovare soluzioni al passo coi tempi, anche per un maggior rispetto dell’ambiente.

Autore: Azzurra Giorgio

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