Nel 2025 ricorre il centenario della proclamazione della Battaglia del grano, un’iniziativa politica ed economica voluta da Benito Mussolini il 20 giugno 1925 con lo scopo di rendere l’Italia autosufficiente nella produzione di frumento, ridurre le importazioni di cereali e sanare il deficit della bilancia commerciale. Ripercorriamo i dettagli più significativi della Battaglia del grano, arricchiti dai preziosi contributi del Prof. Tommaso Maggiore, Professore Ordinario di Agronomia Generale e Coltivazioni Erbacee (in quiescenza) e Accademico ordinario dei Georgofili, Firenze (nella foto).
Origine della Battaglia del grano
Dopo la Prima guerra mondiale la bilancia commerciale italiana era fortemente in rosso e il paese era sostanzialmente dipendente dalle importazioni di frumento, per quantità pari a circa 2,5 mln di tonnellate. Queste costituivano all’incirca il 15% del totale delle importazioni italiane. All’epoca le rese di frumento coltivato sul territorio nazionale erano molto basse, si parla di valori di 10 q/ha tra il 1900 e il 1920, salite a 15 q/ha nel 1925-1930. Nel 1925, quindi, il governo fascista guidato da Benito Mussolini avviò la cosiddetta “Battaglia del grano”, ufficialmente promossa come “Vittoria del grano”. L’obiettivo dichiarato era la sovranità alimentare, ovvero eliminare la dipendenza dall’estero per la produzione di frumento, anticipando l’adozione di politiche autarchiche che si intensificheranno negli anni Trenta. L’iniziativa vide un forte impegno delle Cattedre Ambulanti di Agricoltura per diffondere tecniche innovative atte a migliorare le rese unitarie e, quindi, ridurre le importazioni grazie all’aumentata produttività nazionale.
A questo scopo, il 4 luglio 1925 venne istituito il Comitato permanente del grano. Come ci ricorda il Prof. Maggiore, a presiedere il Comitato vi era Benito Mussolini e, tra i membri di spicco, vi erano figure di grande rilievo scientifico tra cui Nazareno Strampelli, Dante Gibertini e Alfonso Draghetti. Ancora, vi erano personaggi quali Emanuele De Cillis, agronomo della Scuola superiore di agricoltura di Portici e Giuseppe Gola, medico e fisiologo vegetale, Direttore dell’Orto botanico di Padova e Professore di Botanica e Fisiologia all’Università della medesima città.
La nitratatura invernale
Dante Gibertini (nella foto), agronomo e capo della Cattedra di Brescia dal 1925, ebbe un ruolo centrale nel coordinare le azioni locali e nel divulgare nuove tecniche promosse per stimolare la produttività del frumento nazionale. Nel 1930 pubblicò un manuale per la Federazione dei Consorzi Agrari, dove sistematizzò il cosiddetto “metodo Gibertini”. In particolare, Gibertini riprese le ricerche di Draghetti sulla “criptovegetazione” del frumento, per cui anche d’inverno la pianta assorbe azoto nitrico, rafforzandosi contro il freddo. La tecnica della nitratatura invernale, infatti, prevedeva di avviare le concimazioni azotate dopo la terza foglia e ripeterle ogni 10-15 giorni, impiegando nitrato di calcio o sodio. In questo modo, si riusciva a ridurre la mortalità invernale delle piantine e stimolarne l’accestimento
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Con questa tecnica, ci spiega il Prof. Maggiore, le varietà alternative introdotte da Strampelli potevano essere salvaguardate e raggiungere il loro potenziale produttivo. Si trattava di varietà precoci e a taglia bassa, resistenti all’allettamento e più produttive (come Ardito, Mentana, Villa Glori, Balilla) che consentivano di sfuggire ai calori estivi e alle patologie come ruggini e mal del piede.
La “tecnica del frumento” di Gibertini, quindi, fondata sul binomio varietà precoci e nitratature invernali, fu considerata un modello efficace e contribuì al miglioramento delle rese e all’autosufficienza cerealicola.
Tecniche migliorate: il ruolo delle cattedre ambulanti
Il Prof. Maggiore ci ricorda come un aspetto fondamentale legato alla Battaglia del grano fu il ruolo della Cattedre ambulanti di agricoltura, i cui capi presiedevano i Comitati provinciali e contribuivano alla diffusione delle nuove varietà e delle tecniche innovative, capaci di contribuire all’incremento della produttività del frumento negli anni. Questo avvenne in tutti i territori italiani, anche negli areali del Sud Italia, pur senza grandi risultati sul frumento duro mancando in questo caso le varietà. Anche gli Istituti di ricerca non specializzati nel settore cerealicolo furono stimolati: tutta la ricerca e le figure dei tecnici si mossero, con il risultato che gli effetti positivi si ebbero anche su colture diverse dal frumento. Nelle province si teneva la contabilità delle rese produttive stagionali, in competizione con quelle vicine, celebri quella tra Brescia e Cremona: da qui, conclude il Prof. Maggiore, il termine “battaglia”.
Tra i miglioramenti tecnici che andarono a diffondersi, ricordiamo le rotazioni con leguminose e erbai per aumentare la fertilità dei suoli, le arature profonde, i drenaggi accurati, le semine a file binate per facilitare sarchiature, l’attenzione a concimazioni fosfatiche regolari, l’uso del letame nelle colture da rinnovo, la cura delle infestanti. Ricordiamo, infine, la diffusione del concetto di “sementi elette”, da produrre in purezza e con alti standard, attraverso industrie e stabilimenti sementieri (come l’ARS di Rieti, Polesana Sementi, Produttori Sementi Bologna).

100 anni dopo: l’eredità storica
A cento anni dalla sua proclamazione, la “Battaglia del grano” resta un capitolo essenziale della storia italiana: un esperimento di politica agricola dallo scopo ambizioso, un mix di modernizzazione, propaganda e trasformazione sociale che ha lasciato tracce durature – nei modi di coltivare, nelle strutture rurali, nella percezione della produzione agricola come strumento di potere nazionale e di autonomia statale. Pur con limiti e contraddizioni, infatti, rappresentò un momento cruciale di modernizzazione agronomica, introducendo una base scientifica nelle pratiche di campo.
Scarica il volumetto integrale LA NUOVA TECNICA FRUMENTARIA.
Per gentile concessione della Società Agraria di Lombardia. (Ed. Federazione Italiana Consorzi Agrari, Piacenza).
Autore: Azzurra Giorgio
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