Prosegue il viaggio tra le intenzioni di semina in Italia. Dopo aver parlato della drammatica situazione della Sicilia (leggi l’articolo), ci spostiamo in Calabria, a Crotone. Qui la stagione 23-24 non è stata positiva, sebbene i forti cali di produzione si siano presentati a macchia di leopardo.
Abbiamo intervistato Pietro Megna, agricoltore che ha deciso di convertire i suoi terreni progressivamente alla produzione di foraggio e ad uliveti: la situazione difficile del mercato, il meteo sempre più siccitoso, le complessità determinate dalla fauna selvatica e la distanza delle politiche agricole dalle necessità concrete sono le motivazioni alla base di queste scelte. Vediamo più nel dettaglio cosa ne pensa.
Pietro, riguardo al frumento, quanto e cosa seminerà il prossimo autunno?
Quest’anno i miei terreni verranno seminati tutti a foraggio per fare fieno. Un po’ alla volta, poi, stiamo convertendo tutti i seminativi ad uliveti. Fino ad ora abbiamo già convertito 6 ettari: letamente porteremo ad uliveti tutte le nostre superfici. La direzione è quella di abbandonare il frumento…
Quali sono i motivi?
Da un lato c’è un tema di prezzo molto altalenante, poi c’è la siccità e l’invasione di cinghiali. In più, le rotazioni imposte dalle politiche agricole non sono ragionevoli per noi.
Quali sono le principali criticità per la prossima stagione?
Sul frumento la prossima stagione di semina sta portando tantissime perplessità: ancora c’è tanta incertezza per le quotazioni sul mercato…nella stagione 23-24 la maggior parte degli agricoltori sulla fascia jonica, nella provincia di Crotone, ha subito perdite economiche. In più, la siccità sta facendo ancora il suo corso: in questa zona abbiamo visto un po’ di pioggia circa 15 giorni fa, poi niente. Anche il meteo, quindi, è fonte di incertezza.
Cosa faranno gli agricoltori della sua zona in merito alle semine?
Nella prossima stagione si prevede almeno un 30% in meno di superficie seminata a grano. Qui nel settore c’è tanta disperazione: non solo per gli agricoltori ma anche per i commercianti locali che ritirano il prodotto per poi dirottarlo sui mercati di Foggia ed Altamura. Anche questi ultimi sono angosciati e non si riesce più a fare una adeguata programmazione. Dal nostro lato stiamo lavorando per creare delle cooperative o, comunque, gruppi di agricoltori che andranno a stipulare contratti direttamente con mugnai e trasformatori. Purtroppo, però, la nostra posizione geografica ci penalizza.
Autore: Azzurra Giorgio
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