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VARIETA’ DI DURO PER UN CLIMA CHE CAMBIA

Intervista al dott. Michele A. De Santis sull’adattamento varietale del frumento duro per un clima che cambia

La crescente instabilità meteorologica mette a dura prova gli agricoltori italiani che, in diversi areali, scelgono la coltivazione del frumento duro. E’ fondamentale osservare quanto accade e impostare delle strategie di adattamento che riescano a garantire rese e qualità soddisfacenti, anche per rispondere alle richieste della filiera. Quali scelte possono essere fatte sin da adesso, in fase di preparazione delle semine e programmazione della stagione? Ne abbiamo parlato con il dott. Michele A. De Santis, ricercatore presso il Dipartimento DAFNE (Department of Agriculture, Food, Natural resources and Engineering) dell’Università di Foggia (UNIFG).Vediamo come la scelta varietale e dell’epoca di semina giocano un ruolo determinante.

Il dott. Michele A. De Santis (nella foto) è socio di AISTEC, Associazione Italiana di Scienza e Tecnologia dei Cereali (www.aistec.it), partner di Grano italiano.

Quali tratti dovrebbero mostrare le varietà di frumento duro per essere performanti nelle mutate condizioni meteorologiche?

Dal punto di vista varietale, il miglioramento genetico del frumento duro ha lavorato e continua a lavorare sull’adattabilità a condizioni di deficit idrico (frequenti negli areali mediterranei), sulla resistenza alle malattie (più incidenti in centro e nord Italia) e sulla qualità tecnologica (pastificazione). Le varietà moderne sono tipicamente più compatte – ovvero presentano una migliore efficienza fotosintetica per la produzione di granella – e con un ciclo più ridotto, soprattutto nella fase vegetativa tra la semina e la spigatura/fioritura.

Quest’ultimo aspetto è particolarmente importante poiché, tra gli effetti del riscaldamento globale, si osserva che tra i mesi più influenzati vi è quello di febbraio, mese tipicamente freddo che negli ultimi anni è diventato via via più mite. Questo trend comporta un anticipo dell’epoca di spigatura che può essere vantaggioso in presenza di primavere miti, ma deleterio quando le alte temperature (heat waves) si manifestano nel periodo di granigione o per i ritorni di freddo tardivi (gelate).

Non basta, dunque, solo la scelta varietale…

Certamente: oltre ad un’attenta scelta varietale, basata anche sull’adattabilità che gli agricoltori con competenza registrano nei rispettivi areali, è importante impostare un’opportuna scelta dell’epoca di semina, via via più tardiva per il generale trend di aumento delle temperature invernali. Tuttavia, l’instabilità stagionale impone la diversificazione anche con varietà a ciclo medio, con un leggero anticipo del periodo di semina, per poter fronteggiare al meglio tale imprevedibile variabilità.

Quali varietà di grano duro sono oggi disponibili sul mercato, viste le mutate esigenze degli agricoltori?

Considerate le esigenze di cui ho appena parlato, gli agricoltori generalmente conoscono bene cosa seminare nelle loro condizioni pedo-climatiche; infatti, sulla base delle prove nazionali, la varietà Antalis – attualmente la più coltivata in Italia – si conferma nelle ultime annate stabilmente tra le più produttive nei diversi areali nazionali. Tuttavia, la scelta di più varietà che differiscano leggermente nella fenologia può essere un’opzione cautelativa.

E rispetto alle fitopatie?

Il criterio della resistenza alle malattie dipende dal tipo di areale. Al nord, in generale, si pone maggiore attenzione alla resistenza a malattie che colpiscono la spiga (fusariosi) mentre al sud la septoriosi può essere più frequente, in ragione dell’andamento stagionale.

Per fare una sintesi riguardo alla vocazionalità degli areali, possiamo affermare che le minori rese medie che si osservano nel centro sud Italia sono spesso associate a migliori performance qualitative, se accompagnate da una buona gestione agronomica.

 

Leggi i risultati delle prove varietali 23-24 del CREA per il frumento duro.

Autore: Azzurra Giorgio

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