densità colturale
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OBIETTIVO: AUMENTARE LA DENSITA’

L’analisi dei fattori ambientali e agronomici rilevanti con il Prof. Massimo Blandino

Una buona densità colturale resta un obiettivo principe per il frumento: come garantirla, anche nei casi di inizio autunno freddo e piovoso come in questa stagione 24-25? Oppure in casi di semine ritardate per impraticabilità dei campi, come sta avvenendo al Nord per l’andamento meteorologico e al Sud per la perdurante siccità?

Il successo produttivo del frumento e degli altri cereali vernini è correlato strettamente alla capacità di raggiungere un adeguato numero di spighe per unità di superficie. Raggiungere questo obiettivo significa tenere in considerazione l’influenza di un insieme complesso di fattori, tra cui spiccano le componenti ambientali. Anche i fattori agronomici contribuiscono e sono in grado di valorizzare le potenzialità di accestimento dei cereali vernini. Per aumentare la densità colturale è fondamentale che i cerealicoltori affrontino percorsi agronomici guidati, correlati al contesto pedo-climatico e in considerazione non solo dei risultati attesi ma anche delle eventuali azioni correttive. Un approccio di sistema, quindi, in cui la pianificazione resta fondamentale: ci aiuta a capirlo il Prof. Massimo Blandino dell’Università di Torino (DISAFA) e membro del Consiglio Direttivo di AISTEC.

AISTEC, Associazione Italiana di Scienza e Tecnologia dei Cereali (www.aistec.it) è partner di Grano italiano.

Fattori ambientali che influenzano la densità

Il Prof. Massimo Blandino sottolinea come tra i fattori climatici, pedologici, biologici, genetici e agronomici che possono concorrere nella limitazione della densità colturale per i cereali vernini, un ruolo centrale è rivestito dall’andamento delle temperature tra la semina e l’inizio della fase di levata. Sono anche rilevanti la bassa radiazione alla base della pianta, gli eccessi o le carenze idriche e i forti sbalzi termici tra il giorno e la notte. Il suolo, invece, ha un ruolo prima di tutto per il rischio di ristagni idrici, quindi nel determinare quello che si definisce un “terreno freddo” in autunno e alla ripresa vegetativa in primavera.

Nell’ambito del suolo, poi, sono anche importanti le carenze nutrizionali o la scarsa disponibilità degli elementi nutritivi che limitano lo sviluppo colturale. Anche gli attacchi di funghi e insetti, potenzialmente vettori di virosi, possono compromettere la capacità di accestimento causando la moria delle piante o anche solo una crescita rallentata o disordinata.

Interventi agronomici per la densità colturale

Quali sono le armi in mano agli agricoltori per influenzare la densità di semina? Il Prof. Massimo Blandino sottolinea come «numerosi interventi agronomici possono avere un impatto sostanziale: molto negativi per la densità colturale risultano il ritardo della semina, nonché il compattamento del terreno e le lavorazioni semplificate che contribuiscono a rallentare il riscaldamento del terreno in autunno e in primavera. Determinanti sono anche le carenze di azoto per interventi di concimazione limitati o troppo tardivi rispetto alle esigenze colturali in queste fasi».

La quantità di semente, invece, risulta essere un fattore meno importante, in quanto «un adeguato investimento colturale può essere raggiunto anche con un minore numero di piante emerse, se l’accestimento è opportunamente stimolato e si garantisce il tempo necessario per emissione e sviluppo dei culmi. In altri termini, l’investimento alla semina è sicuramente rilevante nei casi di semine più tardive, soprattutto per quelle primaverili o a fine autunno e per specie a minor capacità di accestimento come il frumento duro».

L’approfondimento proseguirà domani, con un focus sulle azioni correttive e i percorsi agronomici utili.

Autore: Azzurra Giorgio

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