Abbiamo già parlato del complesso della septoriosi nel frumento in questo articolo, concentrandoci in particolare su cosa i cerealicoltori possono fare sin da subito all’inizio della stagione agraria. In questo articolo, invece, affrontiamo tre malattie che negli ultimi anni hanno assunto maggiore rilevanza per il frumento, ovvero la ruggine gialla, bruna e nera.
Approfondiamo il tema delle ruggini con la Prof.ssa Monica Mezzalama (nella foto), Prof. Associato di Patologia vegetale presso il DISAFA dell’Università di Torino. In questa prima parte dell’intervista, la Prof.ssa ci illustra le caratteristiche delle malattie, le condizioni predisponenti e i danni subiti dalla coltivazione di frumento. Uno degli aspetti più pericolosi riguarda l’abilità a mutare in nuove razze fisiologiche che si adattano a climi diversi, vincendo i geni di resistenza presenti nelle cultivar diffuse.
Prof.ssa Mezzalama, ci parli delle ruggini: quanto sono rilevanti per la coltivazione del frumento?
«Le tre malattie: la ruggine gialla o striata (causata da Puccinia striiformis), la ruggine bruna (conosciuta in altre zone del mondo come la ruggine delle foglie, Puccinia triticina) e la ruggine nera (conosciuta anche come ruggine dello stelo, Puccinia graminis f.sp. tritici), ognuna con caratteristiche biologiche diverse, sono storicamente le malattie del frumento che hanno causato più perdite in tutto il mondo e sono ancora molto dannose. La loro caratteristica biologica più importante è l’abilità a mutare in nuove razze fisiologiche che si adattano a climi diversi e “superano” i geni di resistenza presenti nelle cultivar comunemente coltivate».
Ci sono stati cambiamenti negli ultimi anni? Qual è la loro diffusione negli areali italiani?
«Ad esempio, fino a una decina di anni fa la ruggine gialla era tipica delle zone con climi più freschi (10-15°C) e umidi, non comuni in Italia nelle zone coltivate a frumento, ma nel 2016 è comparsa una epidemia di ruggine gialla anche in Italia a causa della comparsa di nuove razze fisiologiche».
«Le infezioni di ruggine bruna causate dalle uredinospore sono favorite da una temperatura di circa 20°C e 4 ore di bagnatura fogliare; tuttavia, più infezioni si verificano con periodi di rugiada più lunghi. A temperature più basse, sono necessari periodi di rugiada più lunghi, ad esempio a 10°C è necessario un periodo di rugiada di 12 ore. Poche o nessuna infezione si verifica dove le temperature del periodo di rugiada sono superiori a 32°C o inferiori a 2°C. Le teliospore, cioè le spore di sopravvivenza del patogeno, si formano verso la fase di maturazione del grano e non sono in grado di causare autoinfezione».
«La ruggine nera, che negli ultimi 50 anni era diventata un problema minore o addirittura assente in europa e in Italia si riaffacciata nel 2016 in Sicilia con alta severità e incidenza a causa della comparsa di una nuova razza. Quindi troviamo le tre malattie praticamente distribuite su buona parte del territorio nazionale coltivato a frumento».
Quali sono i danni maggiori?
«I danni causati dalle ruggini dipendono dalla virulenza del patogeno, l’epoca di infezione (più la pianta è giovane e più suscettibile è alle infezioni) e la resistenza della cultivar. Si possono verificare perdite di produzione anche molto gravi (80-100%). La ruggine gialla può debilitare e uccidere le giovani piante, ma più spesso aumenta le perdite d’acqua delle piante infette e riduce il fogliame, la crescita delle radici e la resa riducendo il tasso di fotosintesi e aumentando il tasso di respirazione con una evidente riduzione della quantità di granella prodotta. Inoltre la granella può essere di bassa qualità, per la riduzione del contenuto di amido e contenere invece materiali cellulosici di scarso o nullo valore nutritivo».
L’intervista proseguirà domani.
Fonte foto: CIMMYT.
Autore: Azzurra Giorgio
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