Prosegue l’intervista con Stefano Poli (nella foto), responsabile regionale e di sportello del CAA Liberi Agricoltori di Matera (leggi la prima parte dell’intervista). Nella prima parte, Stefano Poli ci ha introdotto il tema del valore effettivo degli importi dei contributi PAC per gli agricoltori, con una generale flessione. In questa seconda parte, proseguiamo approfondendo i motivi per cui gli Ecoschemi, in origine novità fulcro della PAC 23-27, si sono rivelati particolarmente problematici e difficili da applicare per gli agricoltori, oltre che poco premianti dal punto di vista economico.
Sono in tanti ad avere aderito all’Ecoschema 4?
«Si, l’adesione all’Ecoschema 4 è stata quasi totalitaria, dal momento che gli agricoltori avevano necessità di sopperire ad un decremento così rilevante dei premi. I premi base valgono ad oggi il 55% del vecchio “premio base + greening”, quindi siamo a meno 45%. Sono soprattutto la aziende cerealicole estensive ad aver aderito: per queste ultime, considerando anche il premio dell’Eco4, si arriva a valori comunque più bassi del 35% circa. Si vedrà nel prossimo futuro: una gran parte sono state in grado di rispettarlo, alcuni lo hanno abbandonato».
Soprattutto le grandi aziende cerealicole stanno cambiando idea e accettano di ricevere solo il premio base. In questo modo hanno più margini di libertà, dovendo sottostare alla nuova versione della BCAA 7 che consente di coltivare più cereali. Questo, sempre ammesso che l’intenzione sia quella di seminare: con la profonda siccità subita nella scorsa stagione agraria, le aziende della collina materana stanno mettendo in dubbio le semine».
Tanta incertezza sul meteo e sul mercato?
«Si, consideri che con la produzione scarsissima dell’ultima stagione, i prezzi massimi al quintale sono stati di 32-33 euro per il grano duro. Non voglio immaginare a quanto possa scendere il valore se dovesse piovere e i prossimi raccolti dovessero essere più generosi. Ci sono davvero tante incognite: nella mia esperienza, le aziende medio-grandi tenderanno a seminare poco per limitare i danni. La tendenza è a lasciare vuoti i terreni, spendendo il meno possibile e non impiegando gasolio, in attesa di tempi migliori».
Ci sono colture alternative interessanti?
«Ci sarebbero le leguminose che, però, nella nostra zona sono a grande rischio per la fauna selvatica. Oltre al fatto che la siccità danneggia anche questo tipo di colture».
Anche l’Ecoschema 5 ha dato diversi problemi..
«Anche su questo avevamo proposto delle modifiche che, però, non sono state accolte. In più, alcune domande non sono state pagate perchè i sistemi di valutazione automatica delle immagini satellitari hanno rilevato un decremento della vegetazione, così che Agea ha ipotizzato un intervento di trinciatura o di sfalcio da parte dell’agricoltore. Peccato che è la normale siccità estiva, nelle nostre zone, a determinare la disgregazione della vegetazione, ormai secca.
Ancora una volta una norma scritta male e che non considera le specificità ambientali e climatiche dei diversi areali agricoli italiani. Questo, ovviamente, ha rappresentato un grave danno per chi puntava sul contributo e, invece, pur avendo rispettato gli obblighi assunti, si è ritrovato solo con il premio base».
Autore: Azzurra Giorgio
Puoi seguirci anche sui social, siamo su Facebook, Instagram e Linkedin