Una fertilizzazione ottimizzata e razionale, che massimizza la resa impiegando dosi efficienti, è l’obiettivo di tanti agricoltori che devono mantenere la sostenibilità delle loro coltivazioni. “Frumento fertilizzato al meglio” vuol dire una gestione con un ridotto impatto ambientale e redditizia, ovvero che massimizza i margini economici per le aziende. Una strategia efficace sotto questo punto di vista è quella di modulare le dosi di azoto in base alle reali esigenze della coltura. Questo, osservando non solo il vigore colturale ma anche gli andamenti pluviometrici. Gli indici vegetazionali possono supportare l’agricoltore nella presa di decisioni ottimali. Uno studio quadriennale condotto dal gruppo di ricerca del Prof. Massimo Blandino, del DISAFA dell’Università di Torino, ha dimostrato come poterli impiegare e in quali condizioni essi possono offrire il miglior supporto.
Fertilizzare solo dove serve con gli indici vegetazionali
Tanti sono gli strumenti che gli agricoltori possono impiegare per definire in modo più preciso le dosi di concimi azotati da applicare alla coltura. Sensori come gli SPAD o gli N tester forniscono informazioni sul contenuto di clorofilla delle foglie, mentre le rilevazioni satellitari da remoto o quelle di riflettanza prossimali forniscono informazioni sintetiche in forma di indici. NDVI (Normalized difference vegetation index) e NDRE (Normalized difference rededge index) sono indici molto utilizzati in agricoltura e consentono, a costi ridotti, di verificare la variabilità dello stato della vegetazione nel tempo e nello spazio.
Essi possono essere impiegati come riferimento per monitorare lo stato nutrizionale del frumento nel corso della stagione, ovvero per comprendere di quanto azoto ha bisogno la coltura, in ogni punto dell’appezzamento. Queste informazioni garantiscono all’agricoltore una maggiore consapevolezza nella fertilizzazione a rateo variabile, quindi distribuendo azoto dove serve e nelle dosi corrette per raggiungere gli obiettivi di reddito prefissati.
Lo studio ha validato modelli a supporto delle decisioni
Affinchè le informazioni fornite dagli indici siano impiegate al meglio, servono modelli predittivi che indichino la dose di concime da distribuire, sulla base dello stato nutrizionale della coltura e della produzione attesa. Questi modelli devono dimostrare la loro validità non solo su diverse varietà, ma anche in condizioni pedoclimatiche e meteorologiche diverse. Lo studio del gruppo guidato dal Prof. Massimo Blandino si è posto proprio questo obiettivo, analizzando la risposta produttiva di tre varietà di frumento tenero in Piemonte, attraverso quattro annate agrarie caratterizzate da differenti andamenti meteorologici.
La ricerca ha confermato quanto la concimazione azotata abbia effetti sul livello di vigore e sul contenuto in clorofilla delle piante di frumento, misurati con precisione dagli indici NDVI e NDRE. Questi si rivelano, quindi, efficaci per rappresentare lo stato nutrizionale della coltura.
La produzione alla raccolta si conferma influenzata dall’interazione delle dosi di concime apportate alla ripresa vegetativa (stadi fenologici di accestimento) e all’inizio della levata. Al contrario, il contenuto proteico è risultato più influenzato dalla concimazione alla levata. Tuttavia, la piovosità nel corso dell’annata, ed in particolare durante la stagione vegetativa, conferma un ruolo chiave. La risposta produttiva alle dosi di azoto fornite è stata più pronunciata nelle annate di maggiore piovosità, richiedendo maggiori apporti di concime per sostenere la massimizzazione delle produzioni.
I modelli sugli stati nutrizionali del frumento
Attraverso lo studio, i ricercatori hanno potuto calcolare delle equazioni alla base di modelli che associassero i diversi stati nutrizionali del frumento (espressi con l’indice NDRE alla levata) alla dose di concime da apportare per raggiungere i livelli attesi di produzione di granella. Hanno, poi, validato i modelli confrontando i risultati produttivi al termine di ciascuna stagione. Così da dimostrare la loro affidabilità anche in differenti condizioni ambientali e diversi genotipi.
L’immagine qui sopra è tratta dal lavoro pubblicato: Optimizing nitrogen rates for winter wheat using in-season crop N status indicators – ScienceDirect
Autore: Azzurra Giorgio
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