La nuova PAC proposta dalla Commissione Europea ha destato le preoccupazioni degli agricoltori, delle associazioni e anche di qualche esperto, allarmati innanzitutto per il taglio di risorse complessive. Si parla, infatti, di una riduzione del 20%, un valore ritenuto inaccettabile dal settore agricolo. Ma vediamo come, nel dettaglio, gli strumenti della Politica Agricola Comune andrebbero a modificarsi e quali categorie sarebbero maggiormente colpite dai tagli.
Niente più titoli
L’abolizione dei “titoli” mette in allarme, segnando un cambiamento epocale nei calcoli dei pagamenti diretti. A partire dal 2028, infatti, lo strumento storicamente impiegato verrebbe abbandonato del tutto e i pagamenti sarebbero assegnati e distribuiti effettuando calcoli in base alle superfici. L’effetto potrebbe essere quello di un ri-bilanciamento dei valori dei pagamenti per le singole aziende, favorendo quelle che ricevevano poco, in virtù dei titoli assegnati.
Grazie all’inserimento di importi minimi e importi massimi, i grandi beneficiari vedranno un taglio in caso di raggiungimento di un determinato tetto. La riduzione sarebbe progressiva ma, una volta raggiunta, significativa. L’obiettivo della Commissione sarebbe quello di raggiungere una certa equità all’interno degli Stati Membri, problema annoso all’interno della PAC.
Pensionati fuori dai giochi
Una delle novità più significative è quella dell’abolizione definitiva dei sussidi diretti ai pensionati. Questi, infatti, percepiscono già una forma di reddito e non avrebbero diritto a cumularla con i sussidi. Per questa misura, l’attivazione è prevista un po’ più avanti: si parla, infatti, di un avvio a partire dal 2032.
L’attenzione ai giovani viene sottolineata da un obiettivo di spesa del 6% del budget complessivo in misure destinate a favorire i giovani agricoltori e il rinnovo generazionale.
Qualche luce per i piccoli agricoltori
I piccoli agricoltori dovrebbero trovare benefici nell’applicazione di un regime più semplice: sarebbero infatti previsti dei pagamenti forfettari (si parla di importi di circa 3.000 euro), accoppiati anche ad esenzioni dei controlli in alcuni casi particolari. Semplificazione e accesso più facile ai contributi, quindi, almeno per chi ha una dimensione ridotta che dovrebbe essere inferiore ai 10 ettari.
Che fine fanno gli Ecoschemi
Il regime dei cosiddetti Ecoschemi, che tante critiche e delusioni ha generato, andrebbe definitivamente a fondersi all’interno delle misure agroambientali, così da evitare eventuali sovrapposizioni. Anche questa misura ha come obiettivo lo snellimento delle operazioni dovute dalle aziende agricole, non solo in fase di richiesta dei contributi ma anche in fase di rendicontazione. Un generale riduzione dell’incertezza per gli agricoltori, quindi.
Sotto il tema della sostenibilità ambientale, le regole della condizionali dovrebbero essere definite dai singoli stati membri, per rispettare eventuali specificità territoriali e di mercato. Infine, per la transizione ecologica sarebbero previsti aiuti forfettari di circa 200.000 euro.
Autore: Azzurra Giorgio
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