L’annuncio del Ministro Francesco Lollobrigida sull’imminente avvio della Commissione Unica Nazionale (CUN) del grano duro apre una fase nuova per il settore. L’obiettivo dichiarato è garantire maggiore trasparenza e uniformità nella formazione dei prezzi. Ma sul territorio, tra stoccatori e organizzazioni di produttori, prevale la prudenza. C’è chi teme che la nuova struttura possa allontanare i valori di mercato dalla realtà quotidiana delle contrattazioni. Intanto, ancora una volta il listino della seduta del 27.10.2025 mostra un “non rilevato”, sintomo che non tutte le parti ammesse al tavolo della Commissione Sperimentale per il grano duro sono concordi nell’avvio dichiarato per il 2026. Grano Italiano ha raccolto attese, timori e preoccupazioni di alcuni operatori del territorio, dal Sud al Nord.
«Spero sia trasparente come la Borsa Merci di Foggia»
Per Elio Lo Conte, amministratore della Pineta Srl di Cerignola (FG) e membro della borsa merci di Foggia, il dubbio principale riguarda la rappresentatività: «tecnicamente non sappiamo che risvolti la CUN potrà dare, se positivi o negativi. Alla borsa merci di Foggia c’è confronto tra tutte le componenti — stoccatori, cooperative , parte agricola, industrie e mediatori — e i dati sono sempre aggiornati e gli affari avvengono tra tutte le categorie presenti in commissione». Nella CUN, invece, «da quanto ho compreso ci sono solo due rappresentanze: industrie e associazioni agricole. Ma queste non contrattano direttamente tra loro , quindi il dato che forniscono non è verificabile commercialmente».
Lo Conte teme anche effetti territoriali: «mettere sullo stesso piano Puglia, Basilicata o Calabria significa togliere un vantaggio competitivo a chi, come noi, si trova in posizione strategica e vende a pochi chilometri dai molini». E aggiunge una richiesta pratica: «abbiamo contratti legati al listino di Foggia fino alla fine della stagione, maggio 2026. Se dal 1° gennaio il listino non potrà più essere un riferimento, serve un preavviso adeguato agli operatori per capire come gestire gli accordi in essere e come scrivere i nuovi contratti di filiera».
Le navi stanno già arrivando
Per Marco Gorni Silvestrini, responsabile Business Development e coordinamento produttivo filiere di OP Italia Cereali, il rischio maggiore è la confusione tra più listini: «quando parte la CUN, la borsa merci di Bologna avrà ancora valore o dovremo rifare tutti i contratti sulla base del nuovo listino unico? Per noi operatori l’importante è avere un solo riferimento. Altrimenti, invece di fare chiarezza, si genera incertezza».
Altro nodo cruciale riguarda i costi di produzione stimati da Ismea, su cui i prezzi del listino unico dovrebbero basarsi: «se produrre costa 310 euro a tonnellata ma l’industria non riesce a pagare un prezzo almeno di questo livello, alcuni acquirenti finiranno per coprirsi con grano proveniente dall’estero. Ad oggi, per effetto delle dichiarazioni ho il timore che ci siano carichi su navi già in arrivo».
Per evitare squilibri, infatti, Marco Gorni Silvestrini propone di «coinvolgere la grande distribuzione al tavolo della definizione dei prezzi per il grano duro: se il trasformatore viene remunerato in modo corretto, allora potrà riconoscere un prezzo equo anche al produttore».
E conclude con equilibrio: «ben venga la CUN, ma che sia una sola, trasparente e costruita su basi economiche reali. Solo così potrà diventare un punto fermo per tutta la filiera».
Puoi seguirci anche sui social, siamo su Facebook, Linkedin e Instagram



