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PIEMONTE: LE FILIERE GUIDANO LE SEMINE

SATA ci racconta come va la stagione e le varietà scelte in Piemonte

Siamo andati in Piemonte a scoprire quali sono le varietà più coltivate in questa stagione ormai avviata. E’ il Direttore degli studi per l’area Nord-Centro di SATA, Ivano Ramon, che ci racconta come si sta avviano il ciclo colturale e quali varietà sono state tra le più seminate. Vediamo come e perché l’adesione degli agricoltori alle filiere sta definendo il trend delle semine in questi anni.

Buone emergenze: inizia l’accestimento

Le semine per la stagione 2025-26 in Piemonte si sono concentrate in due periodi: il primo tra la metà e la fine di ottobre, il secondo a partire dalla fine della prima decade di novembre (quest’ultimo in leggero ritardo, a causa di raccolte di mais tardive per le piogge). In entrambi i casi, Ramon ci conferma che le emergenze sono state buone e non ci sono grosse problematiche da segnalare. In particolare, alla metà dicembre le prime semine sono entrate in fase di accestimento, mentre quelle successive dovrebbero entrarci appena pima di Natale.

Non si segnalano, poi, avvisaglie di patologie fungine per cui è decisamente presto parlare: «sicuramente» ci dice Ivano Ramon «in Piemonte per ora le temperature e lo stadio di sviluppo della pianta non sono in linea con quelle che sono le condizioni di sviluppo delle principali malattie del frumento».

L’industria e la filiera dettano la scelta varietale

La scelta varietale dei cerealicoltori, almeno in Piemonte, appare seguire le esigenze dell’industria, in particolare del comparto dolciario locale. Questo determina una crescente specializzazione verso segmenti qualitativi definiti, ci conferma Ivano Ramon. «Il trend attuale vede una forte polarizzazione: da un lato, il consolidamento dei frumenti di forza come Rebelde, Giorgione e Izalco, scelti per l’alto valore proteico richiesto dall’industria molitoria». Tengono, dall’altro lato, i frumenti biscottieri, pur meno remunerativi, in considerazione della rilevanza di questi grani per la domanda industriale regionale, con varietà come Cosmic e Hansel. Ramon conclude dicendoci che, in areali con minori potenzialità produttive, restano diffuse varietà panificabili affidabili come Altamira e Solehio.

Produrre per la filiera

Le motivazioni di questa tendenza risiedono nel legame con le filiere, per cui il cerealicoltore non sceglie più la varietà solo in base alla resa potenziale ma in funzione dei disciplinari di produzione. Ramon conclude :«questi contratti impongono le corrette tecniche agronomiche   per garantire stabilità qualitativa (peso specifico e proteine)  e parametri tecnologici costanti (W e il P/L), permettendo alle aziende agricole di accedere a premi di produzione e proteggersi dalle fluttuazioni del mercato generico».

La cerealicoltura piemontese, quindi, si dimostra virtuosa nell’evoluzione del comparto del frumento: effettuare le scelte gestionali e le pratiche di coltivazione in virtù della destinazione del prodotto è, oggi, una strategia vincente per sostenere i margini a fine stagione. Una granella di qualità, infatti, si ottiene solo investendo in qualità della semente, operazioni colturale mirate e particolare attenzione alla sanità della granella.

Assumono particolare importanza, tra le altre pratiche, il frazionamento e la qualità della concimazione. La concimazione in pre-semina o alla semina, ad esempio, così come il frazionamento della fertilizzazione azotata nella stagione, in particolare in fase critiche come quelle della botticella per sostenere il riempimento in proteine della granella.

Autore: Azzurra Giorgio

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