Le semine procedono in Puglia, dove nel Foggiano abbiamo raccolto la testimonianza di Leonardo Di Stefano, cerealicoltore e terzista di Ascoli Satriano. Si continua a seminare, ci dice Di Stefano, ma meno grano duro: i motivi sono legati ai prezzi bassi dei cereali ma anche ai concimi che costano sempre di più. Nella zona le semine sono state condotte “in economia”, senza effettuare concimazione alla semina, con il rischio di penalizzare la produttività e la qualità della granella.
Orzo e colza, al risparmio
Le stesse condizioni di semina sono state applicate ad altre colture che, sempre più, stanno sostituendo il frumento duro. Si parla, ci dice il cerealicoltore, in particolare di orzo e colza. I commercianti della zona, infatti, hanno cominciato ad occuparsi anche di prodotti differenti dal frumento, inserendosi in altri mercati. Nel Foggiano, insomma, «si fa quello che si può per continuare a coltivare» chiude Di Stefano.
La prospettiva dei cerealicoltori locali è che la coltivazione del frumento duro verrà abbandonata a breve, così come è stato in queste zone per il tabacco e la barbabietola da zucchero. La responsabilità è di politiche sbagliate e di quella che viene definita come una vera e propria concorrenza sleale, a scapito di una coltura che fa parte della storia della Puglia. Il nodo è quello della redditività, con la granella di duro che oggi viene pagata sui 26-27 euro/q.lee i prezzi dei derivati che non calano. Nel frattempo, il potere d’acquisto dei consumatori, è sceso, fa notare Di Stefano.
Meno 40% di semine di grano duro
Abbiamo chiesto al cerealicoltore qual è la superficie persa nelle semine di quest’anno, in favore di riposo o altre colture. Sui suoi terreni, Leonardo Di Stefano ha ridotto gli ettari a grano duro di circa il 40%, una percentuale davvero rilevante. Nella zona, prosegue, «un po’ tutti hanno fatto lo stesso, per paura di perdere ancora soldi. C’è troppo grano duro estero, senza misura! Lo spopolamento, in queste condizioni, assumerà probabilmente proporzioni esagerate fra i giovani».
Tra le prospettive future, la CUN del grano duro sembra essere una proposta positiva, ci dice Di Stefano. Il vantaggio sarebbe quello di superare i localismi delle Camere di Commercio in cui la voce degli agricoltori non viene valorizzata, in favore degli interessi di commercianti e industriali. Uno strumento utile, conclude Di Stefano, sarebbe prendere come riferimento anche il prezzo dei derivati prodotti con 100% grano italiano.
Foto di Leonardo Di Stefano
Autore: Azzurra Giorgio
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