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L’ACIDO PELARGONICO È UNA FALCE CHIMICA

Approvati due prodotti commerciali con questa importante molecola

Negli ultimi anni l’agricoltura ha visto un crescente interesse verso soluzioni più ecologiche e sostenibili per la gestione delle colture e il controllo delle infestanti. Tra le soluzioni innovative che hanno guadagnato popolarità troviamo l’acido pelargonico, per cui una settimana fa, il 17 settembre 2024, il Ministero della Salute ha approvato l’utilizzo di due prodotti commerciali. Un fenomeno che va avanti già da tempo, per un composto organico che è presente naturalmente in molte piante, incluso il geranio (da cui prende il nome). L’acido pelargonico è particolarmente interessante per il suo profilo ambientale favorevole e la sua capacità di agire come erbicida. Vediamolo più da vicino.

Cos’è l’acido pelargonico

«Di fatto si tratta di un disseccante per sua natura. E ha un’azione tutta particolare, a differenza di altri diserbanti, che non penetra» spiega in un’intervista sul tema il malerbologo Aldo Ferrero, specializzato in agronomia e coltivazioni erbacee.

Come il professor Ferrero precisa, si tratta di «un prodotto d’azione totale», che «non è selettivo per le piante utili». Un punto in comune con uno dei più famosi e discussi prodotti, il glifosate, per il quale però Ferrero afferma categoricamente che «non si può fare una comparazione. Sono due prodotti totalmente diversi».

Si stima che il valore del mercato degli erbicidi biologici possa superare i 3 miliardi di dollari entro il 2025, con una parte di questo segmento attribuibile proprio agli erbicidi naturali come l’acido pelargonico. Una crescita sostenuta sia da normative più stringenti sull’uso di prodotti chimici in Europa e Nord America, sia dall’interesse dei consumatori verso prodotti coltivati senza l’impiego di pesticidi tradizionali.

«Si tratta di un prodotto che viene presentato come naturale. In realtà c’è tanta chimica nella fabbricazione dell’acido pelargonico. Non è che si faccia una spremitura di semi oleosi quali quelli del cardo selvatico» evidenzia Ferrero. Una definizione evocativa del malerbologo durante l’intervista è quella di vedere l’acido pelargonico come «una falce chimica, perché l’efficacia è la stessa della falce in un terreno, ma senza la manodopera. E proprio come la falce, anche l’acido pelargonico non circola dentro la pianta e non raggiunge gli organi radicali. Quindi la vegetazione ricresce e occorre riutilizzare la falce chimica».

Come funziona

L’acido pelargonico, come già detto, è usato come erbicida non selettivo, efficace nel controllo delle erbe infestanti che competono con le colture per risorse come acqua, luce e nutrienti. «Il prodotto ha la capacità di eliminare, diciamo in termini propri o tecnicamente, di sciogliere la parte cerosa che riveste la vegetazione delle piante infestanti» sottolinea Ferrero, anche se il prodotto essendo non selettivo può danneggiare anche la pianta utile. «Elimina la protezione della vegetazione esterna, che è una superficie cerosa, molto sottile, e di conseguenza la vegetazione e le foglie si disidratano rapidamente, cioè la membrana delle cellule vive, che è protetta da questa superficie cerosa, venendo disciolta, eliminata, la pianta si secca» commenta Ferrero.

«La caratteristica di questo prodotto è che l’azione è visibile in tempi abbastanza rapidi». Di quanto parliamo? «Gli effetti dovrebbero essere visibili già entro le prime 24 ore dall’applicazione dell’acido pelargonico» conferma Ferrero.

Il composto, quindi, agisce distruggendo le cellule delle piante bersaglio, causando la disidratazione delle foglie e portando alla morte della pianta. Il che lo rende apprezzabile per il suo profilo di biodegradabilità, che lo rende una scelta preferibile rispetto a molti erbicidi di sintesi, i quali possono persistere nel suolo o persino contaminare le falde acquifere.

Domani approfondiremo l’effetto del prodotto sul frumento.

Autore: Ivan Torneo

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