Dopo la pausa di Ferragosto, i mercati riaprono senza grandi novità a listino. A Bologna si registrano leggeri apprezzamenti per il frumento tenero nazionale, mentre per il frumento duro i prezzi rimangono stabili sui valori di tre settimane fa (leggi l’ultima analisi).
PER TENERO DIFFICOLTÀ ANCHE NEI MERCATI A TERMINE
I prezzi di scambio restano insoddisfacenti per i produttori di grano italiano. L’aumento di quasi tutte le varietà di frumento tenero a Bologna di 4 €/t incide poco sulla situazione, così come il +8 €/t per il prodotto mercantile. Ciò è dovuto alla scarsa disponibilità di merce di bassa qualità, considerato il periodo appena successivo alla raccolta. A questi livelli di prezzo, vista la crescita dei costi di produzione degli ultimi anni, i cerealicoltori vendono in perdita, come ha recentemente affermato Roberto Gavio ai nostri microfoni (leggi). Nell’intervista, relativa alle scelte di semina, l’agricoltore non esclude l’abbandono della coltivazione di frumento tenero da parte di diversi produttori nella sua regione, il Piemonte. Una posizione che testimonia appieno le grandi difficoltà degli agricoltori a questi prezzi.
Brutte notizie arrivano anche dai Futures alla borsa di Chicago, che mostrano un calo tra il 3 e il 4% negli ultimi sette giorni per le scadenze di dicembre, riferimento per i prossimi tre mesi. Variazioni simili, ma leggermente più marcate, si osservano per i titoli indicizzati a settembre, ormai prossimi alla scadenza. Questi cali lasciano presagire un mercato in cui gli apprezzamenti rispetto ai valori attuali saranno tutt’altro che semplici.
IL PREZZO DEL DURO PENALIZZA ANCHE CHI HA PRODOTTO BENE
Come più volte ribadito, questa situazione deriva principalmente dalla buona disponibilità di merce a livello globale. Il prodotto di origine estera diventa sempre più la fonte principale di approvvigionamento dei molini italiani e dell’UE, visti i raccolti interni . Una dinamica ancora più evidente nel mercato del frumento duro. Quest’anno, nel Sud Italia, la produzione di frumento duro ha affrontato notevoli difficoltà a causa della siccità. La disponibilità interna è quindi ridotta, ma i prezzi non sembrano essere influenzati da questo fattore, grazie alla possibilità di compensare le carenze interne con merce estera disponibile ed economica. I prezzi restano così fermi tra i 320 e i 280 €/t più Iva, ovvero circa 100 €/t in meno rispetto allo stesso periodo del 2023 e circa 200 €/t in meno rispetto allo stesso periodo del 2022 e 2021, come riportato da Alessandro Bettini (leggi).
Bettini afferma anche che la remunerazione del prodotto sia la principale criticità attuale, con un calo della PLV di oltre 1.000 euro per ettaro. Parole che arrivano da un produttore marchigiano che non ha avuto difficoltà nell’ultima campagna, a differenza del siciliano Ignazio Gibiino (leggi). La testimonianza di Gibiino esprime pienamente lo sconforto di chi è costretto a fronteggiare un mercato in perdita, avendo a disposizione raccolti fortemente colpiti dalla siccità. Una situazione insostenibile che rischia di far scomparire la coltivazione di frumento duro in diverse aree d’Italia.