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GLI EFFETTI DELL’AZOTO

I risultati che si ottengono nutrendo il grano: attenzione ai rischi di dosi eccessive

L’annata in corso è complessa per il quadro delle concimazioni, con tanti che hanno dovuto saltare la concimazione di fondo per ridurre le spese per l’andamento meteorologico. D’altra parte, la crescita dei prezzi dei concimi da dicembre 2024 ha lasciato spiazzati coloro che pensavano di poter recuperare con la concimazione in uscita dall’inverno. Quest’ultima resta fondamentale, soprattutto nei casi in cui non si sia concimato in presemina o le condizioni meteo fredde e umide abbiano causato la nascita di piantine stentate e fragili.

Con l’aiuto di alcuni esperti tra tecnici e operatori del settore offriamo ai lettori un focus sulla concimazione azotata, a partire dal grano tenero, per finire con i rischi associati alla distribuzione di dosi eccessive per la pianta e il consumatore finale. Ci aiutano Diego Guarise di ICL Italy Srl Milano, oltre a Pasqualino Simeoni (Vice Presidente del Collegio dei Periti Agrari e Periti Agrari Laureati di Rovigo) e Stefano Tagliavini, (Professore dell’Università di Modena e Reggio Emilia  e Presidente del Gruppo Fertilizzanti Specialistici di Assofertilizzanti) – questi ultimi con i contenuti affrontati in un webinar dello scorso febbraio.

Concimare il grano tenero

Focalizzandoci sul grano tenero, infatti, Diego Guarise (ICL Italy Srl Milano) ci conferma: «con i frumenti panificabili sono necessari almeno 2 interventi di concimazione, ovvero in fase di accestimento e di levata. Sui frumenti di forza, invece, è bene effettuare almeno 3 concimazioni suddivise, aggiungendo a quelle di accestimento e levata anche quella in pre-botticella che si effettua normalmente a maggio». Solo queste scelte possono garantire che i parametri di qualità siano rispettati. E conclude: «per il cerealicoltore che ha investito in superfici destinate ai grani di forza, l’intervento di concimazione azotata aggiuntivo si recupera con certezza: l’impiego di una dose di circa 100 kg/ha in più di concime distribuito si ripaga anche con solo circa 100-150 kg di granella prodotta in più ad ettaro».

Abbiamo chiesto a Diego Guarise (ICL Italy Srl Milano) anche quali possano essere i rischi più concreti per la stagione in corso, considerando l’avvio difficile delle semine e delle lavorazioni preparatorie. Per coloro che hanno dovuto saltare la concimazione di fondo, infatti, le carenze di azoto sono dietro l’angolo. Guarise avverte: «non avendo distribuito fosforo e potassio in presemina, gli apparati radicali sono sicuramente più fragili; negli areali del Nord Italia, poi, le continue piogge hanno determinato dilavamento dell’azoto e fenomeni di compattamento ed asfissia. Il risultato è che, ad oggi, le piantine sono esili e poco vigorose».

Quindi, suggerisce come agire, con un occhio fondamentale all’obiettivo commerciale che abbiamo per la nostra granella di frumento dopo il raccolto: «non appena si riesce ad entrare in campo, è bene intervenire soprattutto sui grani più debilitati, sia con concimi a pronto effetto (nitrato e solfato ammonico, miscele di azoto a pronto effetto), sia con prodotti a lenta cessione per ridurre dilavamenti e perdite».

Eccessi di azoto

Sono deleteri anche livelli di azoto troppo elevati, danneggiando la coltura e la resa del raccolto ma anche determinando rischi nel consumo del prodotto finale. Tra gli effetti di dosi eccessive di azoto distribuite in campo, possiamo annoverare uno sviluppo più spinto della parte aerea a discapito degli apparati radicali, il fenomeno dell’allettamento nei cereali a paglia, la suscettibilità a malattie fungine e parassitarie, la minor resistenza alle avversità climatiche, l’incremento dei consumi idrici, l’accumulo di nitrati nella pianta, un generale ingentilimento dei tessuti e una ridotta lignificazione.

Le nostre piante di frumento, quindi, hanno bisogno di azoto in una dose ben specifica, in base all’obiettivo che vogliamo ottenere, e in una fase fenologica ben determinata. Definire dose e momento ottimale di distribuzione ha effetto sull’ottimizzazione delle spese e sulla massimizzazione del risultato produttivo per il cerealicoltore. Distribuire i nutrienti nel momento in cui essi sono maggiormente assorbiti consente una sinergia ideale e massimizza gli sforzi messi in campo nella gestione colturale. La curva mostrata di seguito è, infatti, di fondamentale importanza per la concimazione ottimale delle nostre piante di frumento.

Fonte: Agrites e Stefano Tagliavini

 

Rischi di tossicità

Ricordiamo anche che superare la dose entro cui la pianta risponde all’apporto di nutrienti vuole dire portarla in consumo di lusso e, poi, in condizioni di tossicità, con effetti deleteri per la pianta stessa e per l’ambiente. La curva mostrata di seguito, infatti, offre una chiara idea di come la pianta utilizzi gli elementi nutritivi: fino ad un certo livello di disponibilità di nutrienti si rileva una effettiva risposta produttiva, oltre un determinato limite essa non è più evidente e si registrano effetti negativi. La curva di risposta è molto meno estesa per i microelementi, ben più ampia per azoto, fosforo e potassio.

 

Fonte: Stefano Tagliavini

 

Autore: Azzurra Giorgio

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