Quali sono gli effetti del cambiamento climatico e della variabilità meteorologica locale a cui stiamo assistendo, ormai da numerose annate agrarie, sulla coltivazione del frumento? Sicuramente i cerealicoltori stanno affrontando una complessità crescente nella gestione agronomica, in particolare nella messa in atto delle pratiche di difesa della coltura. Le condizioni predisponenti le malattie sono sempre più intense, le finestre di ingresso in campo sono sempre più ridotte, le resistenze aumentano e le esigenze qualitative sono sempre più stringenti, in nome della salute dei consumatori.
Un sicuro alleato è il miglioramento genetico con la produzione di nuove varietà, ma fondamentali sono gli accorgimenti nella gestione agronomica, nell’ottica di un strategie di difesa integrate. Molte decisioni possono essere prese già adesso, in fase di programmazione delle semine e della nuova annata agraria. Sotto quest’ottica abbiamo approfondito il tema della fusariosi della spiga con la Prof.ssa Monica Mezzalama (nella foto), Prof. Associato presso il DISAFA – Dipartimento di Patologia Vegetale dell’Università di Torino. La Prof.ssa ci ha illustrato nel dettaglio le caratteristiche della malattia e i danni da essa causati, evidenziando cosa è cambiato nei campi negli ultimi anni e concludendo con le possibili soluzioni che si possono mettere in atto da subito.Quali sono le condizioni che predispongono alla fusariosi della spiga?
È importante premettere che la fusariosi della spiga del frumento è causata principalmente dal fungo patogeno Fusarium graminearum e almeno altre quattro specie di Fusarium che si presentano in associazione, sporadicamente, con il patogeno principale Si tratta di una malattia endemica molto diffusa e di alta gravità, rilevata da decenni nelle più importanti aree cerealicole del mondo. Si tratta, quindi, di una malattia di cui conosciamo l’epidemiologia abbastanza approfonditamente.
Nonostante questo, purtroppo, si tratta di una malattia che ha tratto vantaggio da vari fattori presenti della nostra agricoltura cerealicola: la mancanza di resistenza alla malattia nelle cultivar coltivate, la tendenza ad adottare lavorazioni minime del terreno che conservano i residui della coltura precedente in campo, la mancanza di rotazioni colturali o rotazioni sfavorevoli come mais-frumento, l’efficacia limitata e il costo dei fungicidi. Le condizioni climatiche ideali predisponenti la malattia sono l’elevata umidità, maggiore al 90%, e temperature durante la fioritura tra i 20 e 30°C.
Quali le conseguenze della variabilità meteorologica degli ultimi anni?
Il cambiamento climatico che è avvenuto e che, mi consenta, stiamo sottovalutando – dal momento che non si vedono azioni di mitigazione di rilevanza in atto – ha inasprito la gravità della malattia, insieme ai fattori che ho citato in precedenza. La gravità aumenta se le condizioni climatiche favorevoli si verificano durante la fioritura del frumento, l’unica fase fenologica in cui il patogeno infetta la spiga e causa danno.
Quali sono i danni principali delle infezioni? Cosa è successo nell’annata agraria 2023-24?
I danni causati dalla malattia sono di tipo quantitativo, con una riduzione del peso delle cariossidi, quindi con una diminuzione della produzione totale. Ma sono anche di tipo qualitativo per la presenza di micotossine, in particolare del deossinivalenolo, comunemente conosciuto come DON. La produzione di micotossine è legata a condizioni di stress che il patogeno incontra in campo (temperature non adeguate, coltura in stress idrico o nutrizionale) e a caratteristiche genetiche del patogeno. Non necessariamente forti attacchi del patogeno corrispondono ad un elevato contenuto di micotossina DON che, infatti, può anche essere rilevata su cariossidi asintomatiche.
Nell’annata 2023-24, nella quale si sono verificate condizioni climatiche anomale (primavera molto piovosa e fredda), l’incidenza di fusariosi e di micotossine è stata mediamente più bassa rispetto ad altre annate. E’, però, imprudente generalizzare, poiché le condizioni climatiche possono essere molto diverse anche in località collocate a poca distanza tra di loro.
Cosa possono fare gli agricoltori per difendere al meglio la coltura, già in questa fase della stagione?
Le misure di lotta disponibili devono essere integrate per poter ottenere risultati più soddisfacenti. Affidarsi esclusivamente alla lotta chimica è insufficiente, anche con principi attivi di ultima generazione. Importante è, ad esempio, ridurre la quantità di inoculo nel campo, cioè i residui della coltura infetti. Questo perchè il patogeno sverna sui culmi e l’eventuale granella rimasta in campo; in primavera, poi, il patogeno rilascia le spore che danno origine all’infezione primaria.
E’ fondamentale anche utilizzare, dove possibile, varietà tolleranti e resistenti, oltre ad impiegare prodotti biologici o naturali da irrorare sui residui per limitare la proliferazione delle forme svernanti del patogeno. L’impiego dei fungicidi deve essere legato a un monitoraggio costante delle condizioni climatiche in corrispondenza della fioritura, per poter applicare il prodotto nelle fasi suscettibili.
In passato si consigliava di anticipare o ritardare la semina, o utilizzare varietà più o meno precoci, per evitare la concomitanza della fioritura con le condizioni favorevoli per il patogeno. Purtroppo, essendo le condizioni climatiche ormai imprevedibili questa misura può risultare poco efficace.
Foto di Monica Mezzalama. Nella foto in alto: Spighe di frumento gravemente colpite da F. graminearum
Autore: Azzurra Giorgio
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