Glifosate: la Commissione ha deciso di indicare le dosi massime per ettaro/anno di sostanza attiva
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L’EUROPA RISCRIVE L’ETICHETTA DEL GLIFOSATO

Il provvedimento indica le dosi massime. Disparità di trattamento per l’uso agricolo

Con il Regolamento 2660 del 28 novembre 2023 la Commissione UE ha rinnovato per dieci anni l’autorizzazione all’impiego del Glifosate, ponendo forse fine (almeno per il momento) ad una “telenovela” in cui non era chiaro se prevalessero gli aspetti stucchevoli o quelli grotteschi. Siccome un elemento di comicità magari involontaria non poteva comunque mancare -come in ogni “telenovela” che si rispetti- la Commissione ha deciso di indicare le dosi massime per ettaro/anno di sostanza attiva di cui è ammesso l’impiego, creando una curiosa “differenza di trattamento” tra agricoltura ed altri settori in cui l’erbicida è ampiamente utilizzato.

Dosi massime

Le dosi massime previste dal regolamento sono:
  • per l’uso in agricoltura, 1.44 kg di glifosate per ettaro all’anno (pari a 3.8 litri/ettaro di glifosate generico, a 2.9 litri/ettaro del formulato commerciale “firmato” dalla ditta titolare del brevetto scaduto, e 1.9 kg/ettaro del formulato commerciale in polvere);
  • per il controllo delle specie “invasive” (ma non chiaramente identificate) nelle aree agricole e non agricole, 1.8 kg di glifosate per ettaro all’anno;
  • per l’uso in aree non agricole, sono ammessi 3.6 kg di glifosate per ettaro all’anno.
Con questo l’UE sembra quindi confermare che l’uso della sostanza attiva in ambito non agricolo è ritenuto meno pericoloso al punto da consentire dosi di impiego più che doppie rispetto a quelle di campo, apparentemente ribadendo “ope legis” una disparità di trattamento su cui chi scrive aveva già tentato in passato di suscitare qualche riflessione (https://www.risoitaliano.eu/il-glifosate-e-nocivo-solo-in-agricoltura/).

Condizioni d’impiego

Ad ulteriore rafforzamento del concetto, il Reg. 2660 prescrive per il solo uso agricolo che «le condizioni d’impiego devono comprendere misure di mitigazione del rischio. In particolare, la deriva deve essere ridotta per le applicazioni a spruzzo effettuate da utilizzatori professionali in terreni agricoli. Per proteggere le piante terrestri non bersaglio, devono essere sistematicamente richiesti una fascia tampone non irrorata all’interno del campo di almeno 5-10 metri dal confine del campo a seconda dell’impiego specifico e ugelli antideriva che riducano la deriva di sostanze nebulizzate di almeno il 75% o altre misure di mitigazione del rischio che consentano una riduzione della deriva equivalente». Nulla risulta prescritto per gli altri impieghi, che pure costituiscono una percentuale assai rilevante nella distribuzione del glifosate effettuata da operatori non professionali in ambito extra-agricolo.

Usi extra-agricoli

D’altro canto quello dell’utilizzo di glifosate al di fuori dell’agricoltura è sempre stato un tema “caldo” anche se misconosciuto. Secondo alcune “leggende metropolitane” il cambiamento di posizione di alcuni Stati sul tema del rinnovo dell’autorizzazione della sostanza attiva sarebbe proprio legato alla sostanziale impossibilità di trovare un efficace sostituto del glifosate per il diserbo di aree ferroviarie, stradali ed industriali (ovvero su substrati in cui la componente inerte espone a maggiori rischi di dilavamento/contaminazione rispetto ai suoli agricoli). Si è molto ironizzato in proposito sui tentativi che le ferrovie di stato francesi avrebbero condotto -incappando sempre in tragicomici fallimenti- per sostituire l’erbicida con greggi di ovini, oppure con manodopera di provenienza extracomunitaria a basso costo, ed addirittura con una complicatissima e costosissima attrezzatura per sollevare una tratta di binari, stendervi sotto un telo pacciamante, ed infine riposizionare in sede le rotaie…
Sorvolando su queste vicende, che potrebbero forse interessare qualche cabarettista, restano due considerazione da fare. Una riguarda gli aspetti tecnici, poiché alle dosi imposte dall’UE per l’impiego in campo alcune infestanti potrebbero non essere controllate e manifestare resistenze. L’altra è di carattere più generale e riguarda appunto l’approccio penalizzante riservato all’agricoltura, cui qualcuno trova probabilmente comodo attribuire responsabilità (ed oneri) maggiori del reale e del dovuto. Ma queste sono valutazioni che esulano dalle competenze dell’agronomo…
Autore: Flavio Barozzi, dottore agronomo

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