PREZZI STABILI MA INSODDISFACENTI

Ultima rilevazione a Bologna prima della pausa estiva di due settimane, mentre Milano chiuderà solo il 13 agosto e si riunirà nuovamente martedì prossimo. Poche novità e prezzi stabili a listino, con la maggior parte delle variazioni proposte a Milano utili principalmente ad allinearsi con quanto già espresso la scorsa settimana nella sede emiliana (leggi).

GRANO TENERO STABILE, IN ATTESA DI CHIARIRE LA DISPONIBILITÀ

I prezzi si consolidano ai livelli recentemente raggiunti, che risultano però poco soddisfacenti per i produttori. Meno per il grano tenero, dove si registra una buona disponibilità a vendere da parte dell’offerta per le fasce medio-alte: panificabile e panificabile superiore a Milano, fino e speciali a Bologna. Per le fasce basse, mercantili e biscottiero/altri usi, meno merce proposta dai produttori, per questo si registrano lievi aumenti su entrambi i documenti emessi. Per i grani di forza, gli scambi seguono la domanda, mantenendo i prezzi stabili in attesa di chiarire definitivamente le disponibilità interne per l’annata.

L’attuale livello di prezzo è influenzato in buona parte dal prodotto estero, deficitario a livello comunitario ma non su scala globale. Sono infatti conosciute le difficoltà avute da importanti produttori UE come la Francia, sia in quantità che in qualità, mentre nelle Americhe le prospettive produttive e i riscontri degli ultimi raccolti sono positivi. Di conseguenza, i listini, sia sul mercato fisico che nelle quotazioni a termine, restano sostanzialmente invariati nelle borse francesi, così come nei nostri mercati. Ad evitare aumenti di prezzo in UE, si sono aggiunte di recente le buone notizie per i commercianti globali scaturite dal calo dei noli di trasporto, con l’indice Baltic Dry sceso del 17,25% nell’ultimo mese. Unica incognita per questa campagna di commercializzazione del tenero restano i Paesi del Mar Nero, le cui politiche economiche e produzioni sono ancora da definire.

SI STABILIZZA ANCHE IL DURO MA I PRODUTTORI SONO INSODDISFATTI

Nel mercato del duro si continua a registrare maggiormente il diffuso malcontento tra i produttori in merito alle quotazioni attuali. Queste sono rimaste stabili negli ultimi sette giorni, con le variazioni espresse a Milano utili, come detto, ad allinearsi a quelle già viste a Bologna. In sostanza, si oscilla tra i 28 e i 32 €/q, dato in calo di quasi 11 €/q rispetto a un anno fa a Bologna, dove il 3 agosto 2023 il fino era quotato 420-425 €/t. Si tratta di valori che, come affermato dai produttori intervenuti nei nostri recenti articoli (leggi), obbligano a produzioni ottimali per far fronte a costi che si aggirano intorno agli 800 €/ha. Gli agricoltori che hanno subito la siccità nel Sud-Italia sono sicuramente i più penalizzati ma anche chi non ha avuto problemi rischia in diversi casi di vendere in perdita.

La motivazione delle quotazioni tanto basse, nonostante le produzioni non ottimali, è nota: l’arrivo di merce dall’estero. Non tanto dall’UE, dove la buona produzione spagnola e greca non è comunque tale da spostare gli equilibri, quanto da Canada, USA e Turchia. Per i due Stati nordamericani, le notizie sono contrastanti: il Canada sperimenta in alcune zone la siccità, mentre gli USA hanno prospettive rosee e indici futures in calo, seppur lieve. La Turchia è stata, con le recenti aste, e resta il principale traino al ribasso del mercato del frumento duro. Comprendere come si evolverà quest’influenza risulta però difficile, viste le numerose incertezze relative a un mercato dove anche la moneta di scambio ha un valore molto più volatile rispetto a euro o dollaro.