semine nord
Home » CHE NE E’ DELLE SEMINE AL NORD?

CHE NE E’ DELLE SEMINE AL NORD?

Qual è la situazione delle semine al Nord Italia dopo i ritardi dovuti al maltempo: le esperienze di Veneto e Piemonte

Siamo tornati in due regioni del Nord Italia che hanno sofferto delle abbondanti precipitazioni tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno: le condizioni hanno impedito di rispettare il tradizionale calendario della preparazione dei terreni e delle semine di frumento, anche a causa dell’impossibilità di raccogliere le colture in precessione.

Ci siamo fatti raccontare dai cerealicoltori dell’areale del Polesine, in Veneto, e dell’Alessandrino, in Piemonte, qual è lo stato attuale delle operazioni colturali. La situazione è sicuramente ad uno stato più avanzato, con le semine quasi terminate, con mediamente un mese di ritardo rispetto al calendario canonico. I ritardi non sono stati indolori: l’assenza di concimazione in pre-semina e l’elevata umidità dei terreni potrebbero avere conseguenze sulla resa e sulla sanità della coltura. Gli agricoltori devono tenerne conto: oltre alla preventiva concia del seme, saranno necessarie frequenti visite in campo per osservare lo stato delle plantule e calibrare opportunamente le dosi di nutrienti ai prossimi passaggi di concimazione.

Il Polesine è ad oltre il 90%

Pasqualino Simeoni, cerealicoltore e tecnico che lavora nell’area del Delta del Po, ci descrive lo stato delle semine di frumento nella zona: «allo Stato attuale le semine dei cereali autunno vernini nel nostro comprensorio sono ad oltre il 90% delle intenzioni di semina. Ci sono state delle rinunce a causa dei terreni troppo umidi – soprattutto in zone contigue agli argini dei fiumi Po e Adige – ed anche dei riassestamenti, con lievi diminuzioni delle superfici a duro in favore di teneri (forza e biscottieri) ed orzi». 

Ci sono, quindi, stati dei ritardi su cui Pasqualino Simeoni ci dichiara: «i motivi dei ritardi sul calendario di semina sono imputabili alle condizioni meteo avverse di fine settembre e tutto ottobre. Questi hanno inevitabilmente portato a ritardi di raccolta delle soie di primo e secondo raccolto e ritardi nella lavorazione dei terreni da investire, poi, a cereali a paglia . I ritardi sono nell’ordine di 15/20 giorni sulle date tradizionali fino alle 6 settimane. Nella media abbiamo seminato 1 mese dopo il nostro calendario di semina tradizionale».

Le conseguenze per i cerealicoltori veneti

Dal punto di vista operativo, i ritardi non sembrano aver avuto un forte impatto sull’organizzazione dei cerealicoltori dell’areale:«tendenzialmente i coltivatori sono abituati ad approvvigionare le sementi con buon anticipo sulle semine per avere in tal modo la disponibilità delle varietà di interesse, nonché l’imballo in saccone che sta diventando lo standard di riferimento per agevolare e velocizzare le operazioni di semina. Macchine sempre più grandi e performanti necessitano di una organizzazione più consona anche in fase di carico, per non sprecare tempo prezioso, e l’imballo in sacchetti su bancale rimane la scelta delle piccole aziende». 

Non è però tutto così semplice: ci sono, infatti, accorgimenti che i cerealicoltori devono tenere ben presenti a causa dell’epoca di semina ritardata e della particolare umidità dei terreni. Ecco cosa suggerisce Pasqualino Simeoni: «molti coltivatori hanno seminato nella seconda meta di novembre: in tal data, anche per la attuale legislazione in materia di direttiva nitrati (tutta la provincia di Rovigo ne è assoggettata) non era più consentita la concimazione con concimi azotati. Si è, quindi,  proceduto con semine senza concimare i terreni . Sarà un particolare molto importante da tener presente già ai primi giorni di febbraio del nuovo anno, per dare ai cereali seminati una quota di azoto subito disponibile (fino al 31 gennaio c’è il divieto di concimare)».

Fondamentale lo stato sanitario

Pasqualino Simeoni conclude: «molto importante sarà la valutazione dello stato sanitario poiché, operando con terreni più umidi del normale, si potrebbero instaurare patologie e problemi fitosanitari da valutare. Per questo motivo era ed è importante seminare seme conciato con prodotti almeno di categoria C4 o C5. Questi consentono una maggiore e migliore protezione del seme e della giovane plantula nelle prime fasi di sviluppo».

L’analisi proseguirà domani con lo stato delle semine in Piemonte.

Autore: Azzurra Giorgio

Puoi seguirci anche sui social, siamo su Facebook, Instagram Linkedin

Iscriviti alla nostra Newsletter e al servizio Whatsapp!

Cliccando "Accetto le condizioni" verrà conferito il consenso al trattamento dei dati di cui all’informativa privacy ex art. 13 GDPR.

Informativa sulla Privacy

Informativa sulla Privacy - WhatsApp

* Campo obbligatorio