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IL DESTINO DEL GRANO DURO IN TOSCANA

Viaggio in Italia sulle intenzioni di semina: arriviamo a Siena

Prosegue il viaggio tra le intenzioni di semina in Italia: dal Veneto, di cui abbiamo parlato in questo articolo, ci spostiamo in Toscana dove incontriamo Alessandro Cinughi, cerealicoltore che coltiva circa 300 ettari a cereali nella provincia di Siena. Questi territori, tradizionalmente vocati alla coltivazione di frumento duro, sono messi alla prova dalla difficile situazione del mercato e dai vincoli della nuova PAC.

Alessandro Cinughi, infatti, ci racconta che ha intenzione di ridurre ulteriormente le superfici destinate a grano duro, in favore di altri cereali ma anche di differenti specie per la necessità delle rotazioni. Cosa faranno gli agricoltori del suo territorio? E’ probabile che molti non ridurranno gli investimenti a frumento duro come lui, nel nome della passione e dell’attaccamento al territorio.

Alessandro, riguardo al frumento, quanto e cosa seminerà il prossimo autunno?

Purtroppo noi agricoltori dell’Italia centrale, archiviate ormai le raccolte, stiamo programmando le prossime semine senza grandi entusiasmi…sulle nostre aziende, purtroppo, lo spazio per il grano duro si restringerà ulteriormente e non credo che supererà i 50/60 ettari. Invece, recupereranno terreno la coltivazione del grano tenero e dell’avena che non avevano trovato spazio nei programmi aziendali degli ultimi due anni: in questa stagione andranno ad occupare, in totale, circa 70 ettari.

Le altre superfici saranno completate con circa 40 ettari di triticale da trinciato e da altrettanti ettari dell’ormai insostituibile favino, necessario alle rotazioni. E, poi, lascerò spazio alle coltivazioni primaverili, anch’esse necessarie per i rinnovi e alla corretta osservanza dell’Ecoschema 2. Infine, ricordo anche che alcune superfici nelle nostre zone sono state sottratte alle colture, dedicandole alle mellifere.

Quali sono i motivi di questi cambiamenti? Quali le criticità collegate?

I motivi sono molteplici… per citarne alcuni, parliamo del prezzo: per quanto riguarda il grano duro, finora si è attestato sui 280 euro/ton a fronte dei 450 dell’anno precedente. Un altro fattore determinante lo troviamo nel meteo che in questi ultimi anni è stato, spesso, sfavorevole alla corretta gestione agronomica della coltura. Infine, permane il continuo ed ormai inarrestabile aumento dei mezzi di produzione e dei servizi.
Come accennato prima, poi, la nuova versione della PAC è certamente sfavorevole alla coltivazione dei seminativi, in generale, ma, in particolare, dei cereali a paglia che devono essere ruotati annualmente, con un risultato di compressione delle superfici investite.

Cosa faranno gli agricoltori della sua zona?

Credo che lo schema previsto per le mie aziende possa essere replicato da altri agricoltori del territorio. E’ anche vero, però, che le zone della provincia di Siena sono tradizionalmente vocate alla coltivazione del grano duro (parlo delle colline di Asciano e Val d’Orcia): qui, probabilmente, i produttori investiranno ancora nel grano duro in maniera considerevole, non tanto perché sperino in una situazione migliore ma per la loro grande passione ed l’attaccamento al territorio!

Autore: Azzurra Giorgio

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